Pd, scoppia la grana Soru Veltroni: "Resta al lavoro"

La maggioranza boccia un emendamento alla legge urbanistica e il presidente se ne va. Pdl: "Certificato il suo fallimento". Consigliere lascia il Pd: "Aria irrespirabile". La telefonata di Veltroni

Pd, scoppia la grana Soru 
Veltroni: "Resta al lavoro"

Cagliari - La maggioranza di centrosinistra in Sardegna "sfiducia" il presidente della regione Renato Soru che si dimette e dice: "Non si governa se manca la fiducia della maggioranza". La decisione di Soru è stata annunciata dopo che ieri sera il Consiglio aveva bocciato a scrutinio palese (con 55 voti contrari e 21 a favore) un emendamento voluto dallo stesso Soru alla nuova legge Urbanistica. All'annuncio delle dimissioni, dai banchi del centrodestra si é levato un applauso.

Le dimissioni di Soru sono l'atto finale (per ora) del difficile rapporto fra il governatore dal carattere "spigoloso" e decisionista e la sua maggioranza, costellato di scontri, rotture, forzature e diktat. Nella maggioranza e soprattutto in parte del Pd (diviso e in contuo scontro nell'isola, fra le sue "anime") spesso sono state contestate (e mal digerite) molte scelte del presidente sia sul fronte della legge "salvacoste" che della "famigerata" tassa sul lusso cassata dalla Corte costituzionale. Attacchi a cui Soru (che è anche da poco editore dell'Unità) ha sempre replicato colpo su colpo. L'ultimo scontro sull'urbanistica e i piani paesistici ha fatto emergegere contraddizioni e "mal di pancia" politico-amministrativi che lo steso Soru ha ritenuto insanabili. Adesso ci sono 30 giorni di tempo per capire se le dimissioni verranno formalizzate o se si troveranno nuove basi d'intesa fra governatore e Pd. Altrimenti lo sbocco saranno le elezioni anticipate a meno di sei mesi dalla scadenza naturale (primavera 2009) della legislatura. Infatti in base alla legge statutaria le dimissioni avranno infatti efficiacia dopo trenta giorni. Se non saranno ritirate l'assemblea sarà sciolta e le elezioni si svolgeranno entro i successivi sessanta giorni.

Parole amare "Per me era importante - ha detto il governatore - riflettere in maniera serena e pacata sul modo migliore di proseguire i lavori oggi e in questa legislatura. E' evidente che si è mostrato un dissenso forte, in parte sul merito sul governo del territorio, ma ancora di più mi sembra che ci sia stata una mancanza della fiducia necessaria tra un presidente della Regione e la sua maggioranza".

"Non ho la fiducia della maggioranza" "Ho riflettuto, so di essere stato eletto direttamente, con la fiducia dei cittadini, ma non si può governare senza la fiducia della maggioranza in Consiglio regionale", attacca Soru che sottolinea come lo strappo sia avvenuto prima della discussione sulla legge finanziaria , discussione "che non si può affrontare nel clima, appunto, di una fiducia interrotta oggi".

"Non lascio la politica" "Non sarà l'ultimo giorno della mia esperienza politica", ha sottolineato Soru, nell'intervento nel quale ha annunciato le sue dimissioni. "Voglio mantenere salda la mia chiarezza, i principi che hanno ispirato la mia esperienza fino ad adesso. Ho cercato di riflettere su cosa sia più utile per la Sardegna e i sardi, non per me. Pur nella consapevolezza del momento difficile nel mondo, in Italia e in Sardegna, credo che la cosa migliore per i sardi sia chiarire immediatamente lo stato della maggioranza alla quale hanno dato fiducia fino a oggi".

Il Pdl: "Certificato il suo fallimento politico" Con le dimissioni del presidente della Regione è stato "certificato il fallimento politico di Renato Soru e della sua maggioranza di centrosinistra", ha sottolineato il capogruppo di Fi, Giorgio La Spisa, aggiungendo che l'atto del Governatore è "il frutto di un cinico calcolo politico per massimizzare i risultati". Secondo il capogruppo dell'Udc, Roberto Capelli, che attende comunque la formalizzazione delle dimissioni, i termini usati da Soru fanno capire che le dimissioni sono irrevocabili. "Credo che sia - ha aggiunto - una soluzione di buon senso per quella che è la nostra valutazione di questi quattro anni e mezzo". Infine, il capogruppo dei Riformatori, Pierpaolo Vargiu, ha parlato di "legislatura che finisce solo per i contrasti interni alla maggioranza".

Il Pd: "Riannodare i fili" Le dimissioni del presidente hanno lasciato il segno e il Pd si affretta a dichirare che ci sarebbero ancora margini per "riannodare i fili della maggioranza e portare a scadenza il programma di governo presentato agli elettori". A sostenerlo è convinto il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Antonio Biancu. Che parla di fraintendimento tra maggioranza e presidente. Per Giuseppe Pirisi, esponente dell'altra "anima" del Pd (quella schierata con l'ex segretario regionale Antonello Cabras), c'é la possibilità di rinsaldare tutto il centrosinistra "perché i motivi di divergenza non sono sul merito della legge". Il socialista Pierangelo Masia si è augurato che si possa riprendere il dialogo, ma ribadisce che l'emendamento proposto dalla giunta "non era e non è accettabile".

Consigliere regionale lascia il Pd "Siamo a livelli di ripicche e di dispetti. C’è un’aria irrespirabile e non c’è una democrazia reale dentro il partito". Con questa motivazione, Mariuccia Cocco, ex responsabile a Cagliari della Caritas, consigliere regionale del Pd eletta nel 2004 nel listino Soru, ha annunciato il suo passaggio al gruppo misto. "Ho bisogno di un periodo di riflessione - ha detto - pensavo al Pd come ad un partito nuovo per governare in modo diverso rispetto al passato; invece manca di identità, è diventato un tritacarne dove c’è tutto e di più e dove, a cominciare dal livello nazionale, non ci sono le condizioni per uno sviluppo armonico". Riferendosi agli aspetti regionali, Cocco ha precisato che la sua decisione era maturata prima dell’annuncio delle dimissioni di Soru e ha contestato l’attività svolta "dai capitribù della vecchia politica".

Veltroni cerca di correre ai ripari "Il segretario del Pd Walter Veltroni ha telefonato stamane al presidente della giunta regionale della Sardegna Renato Soru, che nella notte ha presentato le sue dimissioni. Veltroni ha espresso la propria vicinanza e solidarietà, e quella del gruppo dirigente del Pd nazionale, a Soru assicurando l’impegno pieno e comune del Pd perchè l’esperienza di governo della Sardegna che in questi anni ha prodotto risultati importanti non si interrompa". È quanto scritto in una nota diffusa dall’ufficio stampa del partito. "Il Pd lavorerà da subito per ricreare le condizioni politiche necessarie a riprendere il lavoro della giunta presieduta da Renato Soru guardando innanzitutto all’interesse della Sardegna".

I dissidenti del Pd: Veltroni dia segnali concreti Alla notizia della telefonata di solidarietà di Veltroni a Soru, Silvio Lai, uno dei consiglieri regionali del Pd del gruppo dei cosiddetti "dissidenti" ha commentato: "Veltroni lo aspettiamo per atti concreti, di coesione e di ricucitura del Partito democratico e del centrosinistra". Lai e gli altri esponenti hanno precisato di aver lavorato per il rispetto del programma del governo regionale con una legge urbanistica di protezione dell’ambiente accusando Soru di aver fatto una "forzatura" invece di dare un chiarimento politico a una pecisa richiesta tecnica avanzata sulle procedure di applicazione del Piano paesaggistico per le zone interne dell’isola.

Scontro sull'urbanistica Le dimissioni di Renato Soru sono arrivate dopo la bocciatura a scrutinio palese di una norma transitoria (che specificava le procedure di applicazione del Piano paesaggistico regionale per le zone interne dell'isola) inserita nella proposta di legge urbanistica che doveva essere approvata in serata. Il provvedimento avrebbe dovuto sostituire la vecchia normativa del 1989 per completare il programma di governo del territorio voluto da Soru, iniziato con la legge "salvacoste" del 2004 e proseguito con il Piano paesaggistico.


Tra gli aspetti caratterizzanti della legge urbanistica, ora congelata, ci sono: la conferma del divieto di inedificabilità assoluta nella fascia dei 300 metri dal mare; il principio della compensazione con aree o crediti volumetrici per i proprietari di beni immobili da vincolare per rilevante interesse pubblico; gli incentivi per l'utilizzo di materiali non inquinanti e che favoriscano il risparmio energetico; il sistema del silenzio-assenso nelle concessioni edilizie.

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