Pd trasparente? Macché, i redditi sono segreti

RomaLa differenza del Pd non sta nella «superiorità genetica», ha scritto ieri Pier Luigi Bersani sul Corriere della Sera. Per fortuna. Sta «nella superiorità politica», e i democratici vogliono dimostrarlo dopo l’inchiesta su presunte tangenti che ha investito Filippo Penati costringendolo all’autosospensione dal partito e dalla carica di vicepresidente regionale.
Il segretario del Pd, insomma, spiega al primo quotidiano del Paese che a questo punto è necessario che la politica faccia un passo in avanti, proponendo la pubblicazione dei bilanci dei partiti. Tutto deve essere pubblico nella gestione della cosa pubblica, e Bersani sventaglia alcune iniziative del Pd pioniere, volte alle «trasparenza dei redditi» degli amministratori. Perché «noi, a differenza di altri», scrive, «abbiamo fatto già molto per predisporci autonomamente a quella prospettiva. E via con un elenco di azioni che a suo parere indicano «superiorità politica».
Da rigoroso segretario di partito che dà il buon esempio, Bersani sarà il primo a rendersi trasparente, viene da pensare leggendo la sua severa lettera al Corriere. Si va allora a consultare la sua pagina nel sito della Camera dei deputati (pubblica). Bersani Pier Luigi, foto, iniziative parlamentari e curriculum, ma manca una voce: non compare l’indicazione sulla documentazione patrimoniale. Finestra che invece si nota ad esempio nella pagina della radicale Rita Bernardini, la deputata che ha ottenuto che il sito della Camera pubblichi online il reddito dei parlamentari, previa liberatoria dell’interessato, con una delibera dell’ufficio di presidenza di Montecitorio. Dall’anno scorso a oggi le adesioni sono state però piuttosto scarse: solo 123 parlamentari, tra deputati e senatori, su 945, hanno dato il via libera alla pubblicazione telematica del loro reddito. Per conoscere il 740 con proprietà immobiliari e eventuali partecipazioni azionarie degli altri, ossia di quasi 9 su 10, bisogna recarsi negli uffici dedicati di Camera e Senato e scartabellare i registri con queste informazioni, che dovrebbero essere pubbliche, ma che senatori e deputati faticano a rendere facilmente accessibili.
Bersani parla quindi di trasparenza e non mette a disposizione dei cittadini il proprio 740 da deputato. Ma non è certo l’unico a non essere «trasparente» nella dirigenza del Pd. Consultando le pagine sul sito della Camera di Massimo D’Alema, di Walter Veltroni, di Rosy Bindi, e di Dario Franceschini, non c’è ombra di 740. Non uno straccio d’informazione su reddito e immobili. Nel Pd, quindi, né il segretario, né l’ex segretario, né l’ex presidente dei Ds, né l’attuale presidente del partito (Bindi) né il capogruppo alla Camera pubblicano i loro redditi online. Tra coloro che hanno cariche di partito alla Camera (presidenti, vicepresidenti) l’unico che espone il proprio reddito è il segretario d’aula Roberto Giachetti, 127.332 euro lordi l’anno.
Tra Camera e Senato sono 67 i parlamentari del Pd che hanno reso pubblica la propria situazione patrimoniale. Alla Camera 36 su 206, uno su sei, il 17%, e, come detto, tra loro non ci sono i big, e il numero è arricchito dalla presenza compatta della squadra radicale. Non che gli altri partiti diano l’esempio: nel Pdl hanno aderito alla pubblicazione online solo 27 parlamentari, tre della Lega. Ma nessuno ha scritto al Corriere invocando la trasparenza.

Tra i ministri, Franco Frattini e Renato Brunetta, che naturalmente risulta ancora celibe perché la dichiarazione è riferita al 2010, ma che indica reddito e acquisti, compresa una piccola casa di quaranta metri quadrati con terreno a Rio Maggiore.

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