Il Pdl cerca ancora il nome giusto La tentazione: sostenere il leghista

Roma«La prossima settimana ci sarà una decisione. Non posso dire niente di più». Ignazio La Russa, che oltre che ministro della Difesa è anche uno dei tre coordinatori nazionali del Pdl, non si sbilancia: il nome del futuro candidato sindaco di centrodestra a Bologna è ancora un mistero.
Il capoluogo emiliano è l’unica città di rilievo che andrà alle amministrative di maggio dove ancora non si è deciso come e con chi correre. Sul tavolo sono rimaste due opzioni: considerare Bologna come persa, e regalarla alla Lega che ha il suo candidato nel giovane Manes Bernardini, un avvocato trentanovenne oggi consigliere regionale in Emilia Romagna. Oppure appoggiare l’operazione «civica» animata dall’ex sindaco Guazzaloca (quello che sconfisse la sinistra per la prima e ultima volta sotto le due Torri) e appoggiata dal Terzo polo, attorno alla candidatura dell’imprenditore Stefano Aldrovandi. E la situazione comincia a farsi preoccupante: entro il 15 aprile le liste elettorali vanno consegnate, con tanto di firme raccolte tra i cittadini. Ieri, sul giornale bolognese il Resto del Carlino, si leggeva un appello del coordinatore cittadino del Pdl Fabio Garagnani a Berlusconi, perché il premier prenda in mano la situazione e decida, a favore del leghista. In realtà, nel partito romano, c’è chi confida che il Cavaliere avrebbe già scelto: «Piuttosto che allearsi con Fini e col Fli su Aldrovandi, tanto vale far contento Bossi. Tanto a Bologna si perde», confida un dirigente parlamentare.
Un’ampia fetta di Pdl però non la pensa così, e preme perché la scelta sia un’altra: «È assurdo fare una corsa a perdere - sbotta il parlamentare bolognese Giuliano Cazzola - e col listone civico a sostegno di Aldrovandi non solo c’è qualche chance di riconquistare Palazzo D’Accursio, visto che il candidato del Pd Merola non ne combina una giusta, ma se anche si perdesse col gioco delle preferenze potremmo avere più eletti che da soli». Ma l’ex capogruppo al comune Lorenzo Tomassini confuta con vigore le tesi dei sostenitori del patto col Terzo polo: «Nella base del Pdl c’è un enorme malcontento, all’idea di sostenere un’operazione che ha il marchio di Italo Bocchino», arrivato l’altro giorno a Bologna a benedire Aldrovandi. «Se finissimo nel listone civico, gran parte dei nostri elettori ci volterebbe le spalle e voterebbe il candidato leghista. Io stesso avrei grande imbarazzo a mettere il mio nome in una lista che vede candidati persino degli ex Pd che stavano col sindaco Delbono. Sarebbe un pasticcio incomprensibile per l’opinione pubblica di centrodestra». Oltretutto, denuncia Tomassini, «il candidato Aldrovandi nei sondaggi fa appena il 10%, e su di lui ci sono forti ombre di conflitto d’interessi, visto che le sue aziende lavorano soprattutto con enti pubblici».


Dal Terzo polo arriva invece l’appello dell’Udc Gianluca Galletti: «Berlusconi ci pensi: se si vuol provare a sconfiggere la sinistra a Bologna bisogna stare tutti insieme: il Pdl faccia un passo indietro, come abbiamo fatto noi, e sostenga il candidato civico». Il verdetto arriverà in settimana.

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