Tutto e il contrario di tutto. Un po come il discorso pronunciato domenica sera da Gianfranco Fini dal palco di Mirabello: così è apparso ieri il Popolo della libertà in Liguria con finiani e berlusconiani divisi, messi su fronti opposti a spalleggiarsi responsabilità sul naufragio del partito anche a livello locale e a far emergere mezze verità che tutti sussurravano ma che mai nessuno prima a avuto voglia e coraggio di mettere in piazza. Perché dietro alla prossima separazione nel Pdl tra i filo Fini e i filo Berlusconi non ci sono solo ragioni di carattere nazionale ma anche i tanti mal di pancia locali.
Così domenica alla festa di Mirabello i liguri che sono saliti ad ascoltare lex segretario di Alleanza Nazionale erano pochi, ma alcuni di loro con incarichi ancora significativi allinterno del movimento nato solo due anni e mezzo fa dallunione di Forza Italia e An. Partendo da Gianfranco Gadolla che la patente di finiano non lha mai messa via anche se solo qualche mese fa continuava a ribadire che le dichiarazioni di Gianfranco Fini e dei suoi fedelissimi erano «sbagliate»: «Il calcio in culo del 29 luglio, però, ha lasciato il segno - confida Gadolla -. Ribadisco le mie prese di distanza dal presidente della Camera ma quella fu una epurazione».
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