Cronache

«Il Pdl deve mettersi in testa di ripartire dalle bocciofile»

Dicono che da lei, senatore Giorgio Bornacin, partano raffiche di «fuoco amico» sul Pdl ligure? C’è del vero o è solo una malignità?
«Sto semplicemente incitando il mio partito a intercettare i bisogni della gente. Che a Genova e in Liguria sono tanti e importanti. Ma su questo credo che dovremmo essere tutti uniti».
Invece...
«... invece non vorrei mai che qualcuno non si rendesse contro della situazione, e si adagiasse pensando che le prossime elezioni sono fra due anni, le amministrative, e fra tre le politiche».
Lei cerca di ricordarglielo, soprattutto ora che dovete fare a meno di Claudio Scajola.
«Fare a meno per niente! Al di là dell’amarezza del momento, Scajola deve continuare a mantenere un ruolo fondamentale nel partito. Da lui,sia chiaro, non si può prescindere».
Su questo il Pdl è solidale?
«Mi pare di sì. Ci si rende conto che c’è assoluta necessità di leader politici come lui, capaci di fare politica vera, di interpretare i problemi e le prospettive della politica. Che poi ci sia qualche asino che dà un calcio al leone ferito è tutto un altro discorso. Ma non credo, sarebbe decisamente fuori luogo».
Di sicuro non si parla di sostituti.
«Anche formalmente, Scajola non dev’essere sostituito da nessuno, non ha cariche nel partito. E poi nel Pdl l’organigramma regionale c’è ed è completo. La sua funzione è diversa e dobbiamo contarci anche in futuro».
Un futuro da preparare ora.
«È questo il senso del mio appello: ci sono troppo poche bocciofile di centrodestra, mettiamone in piedi qualcuna in più, creiamo una rete di associazioni che rispondano alla voglia di partecipazione della gente».
Pdl radicato sul territorio, concorrente della Lega?
«No, concorrente della sinistra. Non invidio il radicamento del Carroccio, specie in Liguria. Voglio ripeterlo ancora una volta, perché spero che i miei amici mi ascoltino: dobbiamo dimostrarci più pronti a rispondere ai bisogni dei cittadini».
A cominciare da...?
«Parlo, ad esempio, di sbocchi occupazionali, di amianto. Io ricevo un sacco di lavoratori dell’Ansaldo, dell’Ilva, che sono coinvolti nel problema. Gente che ha votato a sinistra, sono delusi dalla sinistra, e ora chiedono a noi, cercano di dialogare con noi. Ebbene, non sempre ho visto gli esponenti del Pdl partecipare e attivarsi. Bisogna fare di più e meglio».
Specialmente se si vuole conquistare Tursi.
«Ci vuole un progetto, un disegno di città, prima di blindare un candidato. Il senatore Enrico Musso va bene, e continui pure a lavorare. Ma da qui a due anni possono arrivare altre indicazioni legittime. Intanto è meglio se ci si prepara come ha fatto a suo a suo tempo Sergio Castellaneta, che è partito dalla base, ha lavorato con la gente».
Non sarà mica, la sua, senatore Bornacin, un’autocandidatura?
«Non ci penso nemmeno. Sto bene dove sono e mi piace quello che faccio nel centrodestra e per il centrodestra. Il problema non sono gli uomini, ma i programmi.

E non si può pensare di allestire solo macchine elettorali».

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