Il Pdl fa quadrato contro i pm «Finirà in una bolla di sapone» Maroni: «Il governo è credibile»

RomaÈ sempre più un percorso a ostacoli quello di Silvio Berlusconi e della sua maggioranza verso il traguardo della stabilità e della governabilità. E di certo la sentenza sul legittimo impedimento e l’ultimo, clamoroso affondo della Procura di Milano, non aiutano a ricomporre il puzzle e a consegnare un quadro chiaro allo stato maggiore del centrodestra, impegnato a rafforzare le fondamenta parlamentari dell’esecutivo.
La consegna, nei palazzi della politica, è quella dell’attesa. Dentro il Pdl si fa quadrato e in molti si dicono convinti che questo clima da assedio finirà per fare il gioco del premier, trasformandosi in un boomerang per chiunque decida di cavalcarlo. «Non cambia nulla, questa vicenda si risolverà in una bolla di sapone» dicono i maggiorenti del partito. Tanto più che la questione Ruby era già stata masticata e digerita dall’opinione pubblica e non aveva provocato contraccolpi di lungo termine sul consenso della maggioranza. Certo, in molti si attestano sulla linea della prudenza. Ma non mancano eccezioni. Maurizio Gasparri, ad esempio, esce allo scoperto: «Il clima politico nel centrodestra è certamente di indignazione per questo ulteriore attacco al presidente Berlusconi dopo che il procuratore di Milano aveva detto pubblicamente che non c’era nessuna indagine sul premier. Mentre il voto di fiducia ha rilanciato l’azione di governo che intendiamo proseguire, altri continuano la loro battaglia su altri piani».
Non c’è dubbio, però, che si aspetta di conoscere fino in fondo le carte processuali prima di esprimere un giudizio compiuto. Così come si guarda con grande attenzione a parole e umori che trapelano da Via Bellerio. In mattinata Roberto Maroni, interpellato a Varese al termine di un incontro con una delegazione di lavoratori, risponde prudente a chi gli chiede se l’inchiesta di Milano crei un danno alla credibilità del governo Berlusconi: «No, mi pare di no. Rimando alle parole del presidente del Consiglio». La vera cartina di tornasole degli umori leghisti sarà, però, la presa di posizione ufficiale di Umberto Bossi che potrebbe arrivare già oggi quando il Senatùr parteciperà all’inaugurazione della sede della Lega di Lonate Pozzolo, sempre in provincia di Varese. È su di lui che sono puntati gli occhi di tutti. È dalle sue dichiarazioni che si capirà quanto il termometro degli umori leghisti sia orientato verso la prosecuzione della legislatura o se la tentazione delle urne si stia rafforzando. Nel Carroccio la fiducia in Silvio Berlusconi è intatta, lo si taccia al massimo di «ingenuità». Ma c’è chi teme l’avvitamento, l’arrocco, l’esposizione a un tiro al bersaglio politico-mediatico difficile da sostenere sul lungo termine senza il rito di rigenerazione del voto.
Posizioni non troppo dissimili si respirano, sia pure con sfumature diverse, anche dalle parti dei «responsabili». Saverio Romano ci tiene a mettere nero su bianco la sua solidarietà al premier. «Gli italiani sanno distinguere le riforme di cui il Paese ha assoluto bisogno dai finti scoop basati su gossip e sul fango mediatico oltre che sulla testimonianza, non accertata, di persone che cercano solo un po’ di gloria televisiva». Francesco Pionati, invece, non esclude scenari alternativi.

«Garantiremo, come già abbiamo fatto, i numeri per la governabilità» promette. «Ma se l’assedio a Berlusconi riprende, l’unica strada per romperlo è quella delle elezioni anticipate. Tentano di isolare Berlusconi dai suoi elettori ma fortunatamente la sovranità e ancora del popolo e non dei pm».

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