Pdl in fermento per il piano azzurro di Scajola

RomaÈ partita nel nome di Cristoforo Colombo la terza resurrezione politica di Claudio Scajola. La Fondazione che porta il nome del grande navigatore è, infatti, la caravella da cui nell’agosto scorso ha ripreso le mosse la navigazione dell’ex ministro dello Sviluppo economico. Ora, dopo alcuni mesi di tessiture e di colloqui con il premier dagli esiti interlocutori, l’ex sindaco di Imperia è uscito allo scoperto e ha riconquistato la scena mettendo in campo l’ipotesi di un «suo» gruppo parlamentare. Una iniziativa dagli esiti imprevedibili che ha spinto Silvio Berlusconi a fare subito la sua contromossa. Ieri mattina, infatti, è squillato ad Imperia il telefonino di Scajola che alle 17 e 45 ha varcato il cancello di Arcore per un colloquio vis-à-vis con il premier durato più di due ore. Un chiarimento necessario ma anche un attestato di stima molto gradito dall’esponente azzurro che alla fine si è limitato a definire «lungo, cordiale e affettuosissimo» l’incontro. «Abbiamo parlato di tutto, sia del partito che del governo».
È proprio questa sequenza di sviluppi che impone per tutta la giornata la consegna del silenzio agli «scajoliani» che chiedono di non essere citati «perché il momento è delicato». Informalmente, comunque, la mission è ribadita da tutti i potenziali protagonisti di questa avventura: «Nessuno strappo con Berlusconi» dicono. «La nostra intenzione è quella di essere un braccio operativo, dare un contributo al governo e consentire all’attuale maggioranza di essere rappresentata in modo congruo nelle varie commissioni». È inutile nascondersi, dicono, «il Pdl ha bisogno di nuovo slancio sul modello organizzativo del 1996. Per rilanciarlo bisogna tornare allo spirito della cosiddetta traversata del deserto». Ovvero ai tempi in cui l’allora coordinatore nazionale di Forza Italia organizzò il movimento sul territorio e lo portò alla vittoria elettorale.
Chi ha parlato con Berlusconi sostiene che il premier sia curioso di pesare i consensi che Scajola sarà in grado di raccogliere. Il malumore di diversi parlamentari scajoliani per le dichiarazioni di Marcello Dell’Utri - che aveva escluso un ritorno a ruoli operativi del loro leader - era già arrivato al suo orecchio. Ora Berlusconi, dopo aver parlato a quattr’occhi con il suo ex ministro, valuterà il da farsi. Probabilmente gli chiederà di pazientare fino a dopo le amministrative quando dovrebbe scattare il restyling del partito, sia a livello di organizzazione che di capacità di incidenza sul territorio.
Nel Pdl, comunque, l’affondo di Scajola suscita timori e perplessità. «In questa fase sarebbe meglio evitare di appiccare piccoli fuochi che rischiano di trasformarsi in veri e propri incendi sul modello di Fli» dice un deputato ex Forza Italia. «Certo la commemorazione di Almirante con il simbolo Pdl non è stata il massimo ma anche la tesi di uno strapotere degli ex An è eccessiva». Chi non ha problemi ad affrontare l’argomento è Maurizio Gasparri. «Ho parlato con Scajola e mi ha escluso qualunque lettura in chiave anti ex An. D’altra parte la tesi della sovrarappresentazione è una totale assurdità. Scajola è una risorsa e non credo alla lettura ricattatoria data alla sua iniziativa. Il partito è, per definizione, un cantiere aperto ed è legittima la richiesta di definire meglio regole e convocazioni degli organi interni. Così come è arrivato il momento di procedere all’integrazione della squadra di governo».

Di necessità di un «rinnovamento e ripensamento dell’organizzazione del Pdl» parla anche Andrea Augello. «Berlusconi sa che bisogna passare all’azione. Sono sicuro che Scajola non farà mancare la sua voce a una stagione di confronto».

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