Pdl, i ribelli di Miccichè sfidano il partito: si sospendono in 140

Sessanta a Siracusa e provincia. Altri 78 ad Agrigento. Tutti sindaci, consiglieri comunali, provinciali, assessori del Pdl. Tutti autosospesi dal partito per protesta, dopo che il coordinamento nazionale del Pdl, ha deciso di sospendere i tre ribelli - Titti Bufardeci, Michele Cimino e Luigi Gentile - hanno aderito alla giunta bis di Raffaele Lombardo.
È l’ora dell’ammutinamento nelle file dell’ala ribelle del Pdl, quella guidata dal sottosegretario Gianfranco Miccichè (nella foto) che si contrappone al coordinamento regionale del partito, anzi al coordinatore Giuseppe Castiglione (espressione dell’asse Alfano-Schifani), visto che l’altro coordinatore siciliano, Domenico Nania, proviene da An e nulla ha a che spartire con questa guerra tutta interna agli ex di Forza Italia. Una guerra senza esclusione di colpi, che si è giocata sulla crisi lampo del governo alla Regione Sicilia aperta con un blitz una settimana fa dal governatore Lombardo, e che rischia di avere conseguenze imprevedibili sulla tenuta stessa del Pdl. Nell’isola il partito - l’ammutinamento ne è la dimostrazione - è nel caos. «E siamo solo all’inizio», assicura Miccichè secondo il quale saranno almeno 400 gli amministratori pronti a schierarsi con lui. Le ricadute di questa situazione sono immediate, proprio sul voto per le Europee. Un esempio? L’sms dell’ala avversa a Miccichè, che per il voto di sabato e domenica prossima invita a votare i candidati «Iacolino, La Via e Strano» precisando che questo voto servirà a sostenere «il ministro Alfano e il coordinatore regionale Castiglione». Via il presidente Berlusconi, che nella circoscrizione insulare è capolista; e via Michele Cimino, il candidato fedele a Miccichè. Rispetto agli autosospesi il coordinatore regionale Castiglione prova a usare toni concilianti: «Il partito - dice - ha assunto un atteggiamento prudente, non è questo il modo di agire. Concentriamoci su quest’ultima settimana di campagna elettorale, e poi parliamo. Occorre ritrovare il buon senso». Disponibilità a mediare arriva anche dal coordinatore nazionale Ignazio La Russa: «Se mi chiamano vado», ha detto. E sulla vicenda è intervenuto in un’intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno il premier Berlusconi, che ha parlato di «crisi per contrasti locali e personali» e ha assicurato che la Sicilia «tornerà presto ad avere un governo coerente col mandato degli elettori». Il premier, in Veneto, dovrebbe incontrare il senatore Marcello Dell’Utri, che in questo scontro sta dalla parte di Miccichè.
Che accadrà? Lombardo tuona contro il ddl presentato al Senato che permette di sfiduciarlo e di eleggere un nuovo presidente senza nuove elezioni: «Napolitano lo bloccherà, non cederemo». La prova del fuoco sarà in aula, il 4 giugno. Il Pdl presenterà un odg di censura. E sui numeri si gioca il destino del Lombardo bis.

Pdl e Udc sono insieme contro il governatore. Ma nel caso in cui arrivi l’appoggio del Pd tutto è aperto: Miccichè all’Ars conta su 8 deputati, che aggiunti ai 14 dell’Mpa e ai 29 del Pd fanno 51. Cinque in più dei 46 necessari.

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