Pechino più pulita ma più muta Nessuno risponde ai giornalisti

Aboliti i vincoli, ma nessuno si fida degli stranieri. E il Coni prevede il record di medaglie per l’Italia

nostro inviato a Pechino

Beijing è più pulita. Nessuno sputa per terra, nessuno rutta sul taxi, in certi momenti sembra quasi una capitale nord europea. In dodici mesi è stata rivoltata. Anche l’aria sembra più limpida, non più schiava della grande foschia che qui tutto accompagna. È trascorso solo un anno dal primo World press briefing, evento che dovrebbe essere un normale convegno in cui gli organizzatori dei Giochi si confrontano e rispondono alle domande di stampa e tv mondiali, ma che si trasforma, per i cinesi, nel momento più duro, atteso, temuto (inaugurazione olimpica a parte) dell’intera kermesse. Perché i potenti locali dovranno rispondere alle domande sulla libertà di stampa concessa a chi dovrà raccontare per lavorare.
Lo scorso anno, proprio perché in difficoltà davanti all’incalzare dei quesiti, i padroni di casa conclusero il grande convegno annunciando: «Ebbene sì, i giornalisti avranno libertà di circolazione per il Paese, non ci sarà bisogno di chiedere permessi per spostarsi, per cui le Olimpiadi potranno essere raccontate come si deve». Poco importa che ora, proprio per l’assenza di permessi, sia diventato incredibilmente difficile trovare dirigenti o funzionari locali disposti a dire bah. Carte bollate e permessi del passato tranquillizzavano gli intervistati che alla fine parlavano. Ora si fidano poco. Fatto sta, questo venerdì si spera – ma probabilmente invano – che arrivi a sorpresa un altro grande annuncio: ebbene sì, se qualcuno vuole intervistare un atleta cinese potrà farlo senza doversi prenotare otto mesi prima (come previsto adesso).
In attesa di grandi comunicazioni dai locali, rincuora la futura spedizione azzurra (a parte la grana Alessia Filippi, la nuotatrice che ha annunciato di lasciare le Fiamme gialle ma che non potrà portarsi in dote il proprio tecnico) il risultato dell’ultima e più completa proiezione fatta dal Coni sulle aspettative di medaglia ai Giochi di Pechino 2008 (il via l’8 agosto). Il risultato che ne emerge, e che tiene conto anche delle ultime prestazioni firmate dagli atleti italiani ai mondiali di scherma e ginnastica, è di 38 medaglie. Per l’esattezza, ben 7 d’oro, 11 d’argento e 20 di bronzo. Un dato che di per sé potrebbe essere incoraggiante e nulla più se non fosse per il record insito nel numerino in questione. In quanto un totale di 38 medaglie sarebbe record, record azzurro ai Giochi. Le edizioni in cui la nostra squadra ha svettato sono infatti due: Los Angeles 1932 e Roma 1960. In entrambe le occasioni il nostro medagliere toccò quota 36.

Ad Atene la prima proiezione completa alla vigilia dei Giochi disse 27 e la realtà 32. A dare più soddisfazione dovrebbero essere il ciclismo, il tiro a volo e con l’arco e ovviamente la scherma. A tradire, la ginnastica. C’è da fidarsi?

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