«Pecore nere» la vita dura dei figli degli stranieri

S’intitola Pecore nere (Editori Laterza, pp. 138, 9.50 euro) ed è un eccellente esempio di letteratura multietnica. A raccontare la realtà di una prima generazione di immigrati nata o cresciuta in Italia, sono quattro interessanti scrittrici. (La raccolta è curata da Flavia Capitani ed Emanuele Coen). E se Igiaba Scego, 31 anni, commessa in una libreria, è nata in Italia da genitori somali espatriati nel ’69 dopo il golpe di Siad Barre («A Roma la gente corre sempre, a Mogadiscio la gente non corre mai. Io sono una via di mezzo fra Roma e Mogadiscio»), Ingy Mubiayi - nata al Cairo da madre egiziana e padre zairese - è titolare di una libreria, va pazza per la pasta e si commuove con il canto del muezzin.

Laila Wadia, invece, genitori indiani di origine persiana, è nata a Bombay nel ’66, vive a Trieste, è sposata con un italiano, tifa per l’Inter e adora la cucina indiana. Mentre Gabriella Kuruvilla, 36 anni, nata a Milano da madre milanese e padre indiano, è architetto e non porta il sari. Oltre al piccolo figlio Ruben, ama dipingere e scrivere. Per ora, l’India può attendere.

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