Gianandrea Zagato
Bruno Rota fa un passo indietro. Libera la casellina per la presidenza della Pedemontana, che è al cinquanta per cento controllata da Serravalle. Scelta, quella del presidente di Serravalle, determinata dal veto imposto dalla Provincia di Milano al candidato del Comune.
Decisione non facile da parte del Comune ma che, comunque, offre lennesima prova della volontà di Palazzo Marino di non incrinare i rapporti con Palazzo Isimbardi. Anche se è ormai chiaro che lamministrazione provinciale è sempre più tentata di mandare allaria quel patto di sindacato nato per garantire il controllo pubblico della società di Assago. E mentre Gabriele Albertini fa sapere che il nuovo candidato del Comune è Ernesto Staiano, dallentourage di Filippo Penati si prende tempo: fino a lunedì, appuntamento allassemblea di Pedemontana cui spetta la nomina del nuovo consiglio damministrazione. Quarantottore per sciogliere eventuali riserve sul nome di Staiano - cinquantenne napoletano, con un lunga carriera in magistratura alle spalle e pure la presidenza della commissione Trasporti alla Camera - già nel consiglio damministrazione della spa autostradale in quota a Palazzo Marino.
Ma pure due giorni a disposizione degli alleati della giunta provinciale di centrosinistra per convincere lo stesso Penati a cassare la sua autocandidatura alla guida di Pedemontana. Proposta che lex sindaco dellex Stalingrado dItalia aveva fatto «per bilanciare politicamente» le presenze nel consiglio damministrazione della società, dove già siedono il sindaco di Como, Stefano Bruni, e il presidente della Provincia di Como, Leonardo Caroni. Ma quella che Penati aveva definito parlando di sé come «una figura politica forte» non è gradita alla Margherita che teme, nomine alla mano, legemonia diessina sulle infrastrutture della Lombardia, da BreBeMi alla Tangenziale esterna di Milano sino alla Pedemontana. Paura che lopera attesa da oltre quarantanni - dove limpegno finanziario è ingentissimo: 4,3 miliardi di euro - possa subire ulteriori rallentamenti. Come? Semplicemente dando corpo e sostanza alle perplessità esistenti tra i numerosi comuni attraversati dal nuovo asse autostradale che, sulla carta, collega Dalmine a Busto Arsizio (più le tangenziali di Como e Varese). Braccio di ferro che riguarda il tracciato e che da sempre la Quercia contesta a livello regionale non comprendendo che condurre in porto questinfrastruttura rappresenta anche un «segnale di riscossa», come osserva Giuliano Asperti, amministratore delegato di Pedemontana, del sistema Italia.
Perplessità più che giustificate visto laltro braccio di ferro che la giunta Penati ha aperto sulla nuova tangenziale est esterna, che collegherà a pagamento Agrate e Melegnano. Infrastruttura da 1,7 miliardi di euro dove, prevede il tracciato, dovrebbe confluire, a Melzo, la BreBeMi.
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