PEGGIO DI ZAPATERO

Piero Fassino è in collera perché Gianfranco Fini ha affermato in un’intervista alla Stampa che la sinistra, qualora andasse al governo, farebbe ciò che vuole Bertinotti. Via subito dall’Irak, in stile Zapatero. «Dichiarazioni dettate da un intento puramente elettorale e puramente polemico» ribatte il segretario dei Ds. E aggiunge, rassicurante, che «all’indomani della formazione d’un governo di centrosinistra presenteremo in Parlamento un calendario per il ritiro». Non come Zapatero, dunque. Ma se si dà ascolto ad altre voci provenienti dalla coalizione prodiana, o se si presta un minimo d’attenzione a qualche storia di attualissimo fanatismo rosso, la conclusione è una sola. Non come Zapatero, da quelle parti, ma peggio di Zapatero. Non è un caso che nell’esibizionismo dell’intolleranza e dell’arroganza si distinguano i due partiti italiani la cui etichetta contiene il termine comunista. Marco Rizzo, cossuttiano, rimprovera a Fassino la prudenza sull’abbandono dell’Irak e si chiede: «Come mai in Italia, anche a sinistra, c’è questo timore di dispiacere agli Usa?». Spingiamoci a sud: una località del napoletano, Marano, ha un sindaco fedele a Cossutta, si chiama Mario Bertini. Il suo mandato municipale era stato interrotto dalla parentesi d’un commissariamento prefettizio: e il commissario aveva pensato di dedicare una strada ai «martiri di Nassirya». Senonché il Bertini, reinsediatosi, ha espulso i martiri di Nassirya e li ha sostituiti, nell’intitolazione della strada, con Yasser Arafat. «Ho annullato quella delibera - ha spiegato - perché per me non esistono martiri a pagamento. Martire è Yasser Arafat, che si è sacrificato per il popolo palestinese». Parole che a me sembrano stupide e offensive insieme.
Forse non ne vale la pena. Ma due cosucce vorrei osservare. La prima è che anche i pompieri di New York immolatisi nella strage delle Torri Gemelle erano stipendiati, eppure rimangono a pieno titolo eroi e martiri. La seconda è che se proprio vogliamo addentrarci in sordide questioni di quattrini, Arafat - cui non voglio negare rilevanza e meriti politici - ci era invischiato fino al collo: molte inchieste giornalistiche e molte inchieste di servizi segreti sono state dedicate ai fondi milionari - in dollari - che il leader palestinese e la sua corte maneggiavano. E si trattava di ben altro che della paga dei nostri soldati: che soccorrevano e non aggredivano.
Qualcuno obbietterà che diamo troppa importanza ad una iniziativa tanto stravagante quanto provocatoria. Ma quell’iniziativa è secondo me allarmante perché fa affiorare impulsi, nostalgie, rancori, furori allignanti in una parte - ma è una parte politicamente determinante - del popolo di sinistra; nonché in alcuni dirigenti della sinistra stessa. Il cuore di capi e gregari è in quella scelta per Arafat e contro i caduti di Nassirya. È nel fervido omaggio reso a un personaggio di luci ma anche di ombre fonde, comunque morto in età avanzata per cause naturali: e nel disprezzo spettante, perché mercenari, ai giovani in divisa macellati da un attacco terroristico. Erano perfino pagati, di che possono lamentarsi là dove si trovano? Di che possono lamentarsi le loro famiglie in lutto? Vorrei sapere cosa pensano di tutto questo Cossutta, Diliberto e Bertinotti.

Più ancora vorrei sapere cosa ne pensano i sensati Fassino e Prodi, che pure nella battaglia elettorale saranno a braccetto con i comunisti italiani e con Rifondazione: di conseguenza anche a braccetto con Mario Bertini.

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