da Parigi
Chi lo conosce bene non ha dubbi: il suo discorso di oggi sarà aggressivo. Come ai bei tempi. Ma chi conosce bene la politica francese ha un'altra certezza: all'età di 79 anni, il leader dell'estrema destra Jean-Marie Le Pen ha imboccato il viale del tramonto e un discorso non può consentirgli di riportare indietro l'orologio della storia. Come ogni primo maggio, il leader xenofobo transalpino evita di festeggiare la giornata del lavoro, preferendo scendere in piazza a onorare Giovanna d'Arco e a deporre fiori al suo monumento equestre, accanto al palazzo del Louvre. In altri tempi il corteo lepenista, dalla place de l'Opéra al dorato monumento della santa, era una sfida in campo aperto all'intero «arco costituzionale» transalpino. Destra e sinistra, gollisti e socialisti s'inquietavano nel vedere migliaia di persone urlare la loro rabbia contro tutto e tutti. Soprattutto contro l'immigrazione (senza differenze tra legale e clandestina) e contro l'Europa, descritta da Le Pen come la grande nemica di una «grandeur» francese benedetta dal cielo e sponsorizzata da Giovanna d'Arco.
Oggi lo scenario è diverso. Il corteo è presentato dal quotidiano parigino Le Figaro, notoriamente vicino al presidente Nicolas Sarkozy, come quello del declino di Le Pen e del lepenismo «vecchia maniera», nostalgico del colonialismo e sempre pronto a minimizzare i crimini nazisti. Eppure nei giorni scorsi l'anziano leader estremista ha fatto in tono estremamente provocatorio un'affermazione sull'Olocausto degli ebrei nei lager nazisti: secondo lui, le camere a gas non sono state che «un dettaglio» di quegli anni di guerra. Le Pen finge di voler dare un giudizio storico per esprimere in realtà una convinzione politica: quella che lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti non costituisca un atto di particolare gravità. Un dettaglio, appunto.
Non è certo la prima volta che Le Pen fa affermazioni del genere. La novità sta nel fatto che adesso quelle parole aumentano il suo isolamento e spaccano il suo stesso partito. La figlia Marine - da lui stesso designata come futura leader del Front national – ha preso le distanze dicendo di «non condividere» la visione paterna sulle camere a gas e sulla Seconda guerra mondiale. Nella polemica s'è inserito anche Louis Aliot, segretario generale del Fn, secondo cui le parole del suo presidente seminano problemi tra i militanti. È come se la generazione dei futuri dirigenti del partito stesse cercando di mandare in pensione un leader ormai abbandonato dagli elettori: nel giro d'un quinquennio, Le Pen, che alle presidenziali del 2002 aveva ottenuto il 17% dei voti, conquistando a sorpresa il diritto d'accedere al ballottaggio, ha dilapidato il proprio patrimonio elettorale, scendendo ad appena il 4% nelle politiche del giugno 2007. Il trend negativo è stato confermato per le comunali del marzo scorso, quando Marine non è riuscita a conquistare il piccolo comune rurale, scelto per ottenere la carica di sindaco. Una dozzina d'anni fa città del calibro di Tolone venivano conquistate dall'estrema destra. Altri tempi.
Scegliendo la linea dura sul terreno di immigrazione e sicurezza, Sarkozy ha tolto spazio a Le Pen. Gli elettori dell'estrema destra sono rifluiti in buona parte tra i ranghi della destra costituzionale e così il Fn si ritrova più isolato che mai. La protesta prende altre strade, a cominciare da quella dell'astensione. I problemi politici si riflettono sulle casse del partito. La sede è già stata destinata alla cessione. Ieri persino l'auto blindata di Le Pen è stata messa all’asta sul sito e-bay per racimolare un gruzzolo di odiati euro.
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