A Filippo Penati lExpo non piace più. «Se lo schema è quello che emerge in questi giorni, noi ne stiamo fuori». Che, concretamente, significa «non ci interessano i posti» ma «non ci disimpegniamo dal progetto Expo», anzi «studieremo forme anche autonome per coinvolgere le tante energie e le tante proposte che arrivano dal territorio e che non devono essere frustrate».
Chiaro a tutti che gli interessi del presidente della Provincia non sono in linea con le quote individuate dal governo per la Soge, società che deve gestire lorganizzazione dellExpo: 40 per cento del ministero dellEconomia, 20 per cento del Comune, 20 per cento della Regione, 10 per cento della Provincia e 10 per cento della Camera di commercio. Rappresentanza che, secondo Penati, non va «nella giusta direzione»: «Stanno prevalendo logiche di rappresentanza solo degli interessi del mondo degli affari, senza alcun sforzo di coinvolgere gli enti territoriali».
Accusa che segue, a distanza di ventiquattro ore, la smentita (alla cronaca milanese di Repubblica) firmata da Penati su un incontro riservato tra il presidente della Provincia e il sindaco di Milano Letizia Moratti. Appuntamento evidentemente di troppo per Penati che, tra laltro, sta giocando la partita delle Provinciali anche con un dialogo con Comunione e liberazione, come già avvenne alle Provinciali del 2004.
E, allora, ecco lex sindaco di Sesto San Giovanni prendere ad esempio lo «schema di governance di Torino 2006» e lanciare lex sindaco pds Valentino Castellani quale «profilo ideale da valorizzare allinterno dellExpo 2015». Virgolettato che andrebbe riletto con tanto di ritagli stampa - anche di sinistra - dedicati alle capacità manageriali del sindaco Castellani. Ma tanto, questExpo, a Penati non piace più.
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