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Pennetta e Schiavone, test Us Open

Le nostre migliori racchette rosa cercano gloria pensando già alla finale di Fed Cup

Lea Pericoli

«L’Italia del tennis, può davvero sognare la sua prima vittoria mondiale in Federation cup?». Me lo chiedono in molti. E, puntualmente rispondo: «Sì!» Il mio è un sogno che viene da lontano. Da quando le nostre tenniste hanno conquistato il diritto di difendere prestigiose teste di serie nelle prove del Grande slam. È accaduto agli Australian open, a Roland Garros, a Wimbledon. E, oggi due stelline brillano di luce italiana nel tabellone di Flushing Meadows, il torneo al via domani a New York (e in tv su Eurosport). La prima si chiama Francesca Schiavone, testa di serie n. 14. La seconda è Flavia Pennetta, n. 18 del draw. I miei sogni ovviamente scivolano oltre gli Us open. Un appuntamento che ha messo di fronte al primo turno la Schiavone e la Oprandi, l’italosvizzera che nella recente semifinale vinta contro la Spagna capitan Barazzutti ha convocato per la prima volta in nazionale. Rispettando il valore assegnatole nel tabellone, Francesca dovrebbe superare l’israeliana Peer per incontrare la Henin. La seconda stellina è Flavia Pennetta, la cui salute ci fa tremare: Flavia si è procurata una lesione al polso. Venus Williams per lo stesso problema ieri si è ritirata dal torneo. Venerdì sono partiti per New York Corrado Barazzutti e il professor Parra con il suo magico laser e speriamo che Flavia, con le cure adeguate, sia in grado di riprendersi. Comunque la finale contro il Belgio si disputerà a Charleroi il week end del 16-17 settembre. E il temibile squadrone belga è decimato. Un infortunio al polso impedirà a Kim Clijsters di giocare. Ho parlato con Barazzutti, mi ha detto che in squadra entrerà la Vinci, preziosa doppista. Corrado ha sottolineato: «Sta giocando molto bene anche Mara Santangelo che ha recentemente battuto la Myskina». Mara è forte sul veloce e i belgi hanno deciso di giocare la finale su decoturf, la stessa superficie di Flushing Meadows. Le prime due teste di serie degli Us open sono Amelie Mauresmo, sconfitta a New Haven dalla Davenport e Justine Henin, che ho visto allenarsi al Country club di Montecarlo in queste due ultime settimane. La Henin al primo turno trova la Camerin, la Pennetta affronta la Kutuzova, la Vinci gioca con la Shaughnessy. Mara Santangelo, n. 40, si batte con la Raymond per giocare contro la Dechy, n. 31, avversaria battibilissima a mio avviso, la Garbin ha la cinese Meng. La novità in campo femminile si chiama «incertezza»: un tempo le favorite passeggiavano fino ai quarti di finale. Ora esistono delle mine vaganti come la Davenport e Serena Williams (n. 90), ammessa come wild card. Serena, vincitrice degli Us open nel 1999 e nel 2002, dopo una lunga assenza è tornata. Ma per aver un quadro obiettivo del valore tennistico femminile è importante ricordare il plotone russo. Belle e brave giocatrici, donne determinate a tutto, pur di vincere.

Doppio merito quindi alle azzurre che hanno l’opportunità di regalare all’Italia la «Coppa Davis in Rosa» che nel 1963 l’Itf decise di destinare alle signore.

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