In Pennsylvania Hillary ha svoltato a destra

L’ex first lady mostra Pearl Harbour, l’uragano Katrina, Bin Laden. E chiede: «Chi pensate abbia i requisiti per affrontarli? Io o lui?»

L’ultimo abbassamento era stato registrato nel 1918, con una motivazione drammatica: l’epidemia di «spagnola», l’influenza assassina che sterminò milioni di persone. Nei novant’anni successivi l’aspettativa di vita degli americani, figli fortunati della società del benessere, non ha fatto che crescere. Fino a oggi, quando uno studio dell’Università di Washington ha mostrato con evidenza scientifica quello che un po’ di semplice buon senso avrebbe permesso di intuire: che a forza di mangiare porcherie, fumare come turchi e passare ore spaparanzati davanti alla televisione, gli americani (e soprattutto le americane, come risulta dalla ricerca) avrebbero finito col pagare un prezzo.
Lo studio chiarisce che su un campione di mille contee degli Stati Uniti, in cui complessivamente vive il 12 per cento della popolazione del Paese, l’aspettativa di vita alla nascita è sensibilmente calata rispetto ai primi anni Ottanta. Questa tendenza è particolarmente spiccata in aree mediamente più povere, come la regione montagnosa degli Appalachi, il profondo Sud degli States e la parte meridionale del Midwest. Il punto più basso viene toccato in due contee del sud-ovest della Virginia, dove rispetto al 1983 le donne vivono in media addirittura cinque anni di meno.
Si tratta, evidenziano i ricercatori, di un fenomeno unicamente americano. A parte la tragedia delle popolazioni dei Paesi africani falcidiate dall’Aids e da altre malattie legate alla povertà, l’unico altro Paese che da anni mostra un netto calo nell’aspettativa di vita è la Russia: ma il fenomeno riguarda solo il sesso maschile, e la causa è notoriamente l’alcolismo. Le donne americane, invece, tendono ora più degli uomini a morire prima a causa di malattie croniche legate al vizio del fumo (che in ambito femminile si è radicato da alcuni decenni, e gli effetti si vedono ora) e a quella che viene definita «un’epidemia di obesità»: un dato di fatto che balza agli occhi di qualsiasi viaggiatore negli Stati Uniti da almeno trent’anni a questa parte.
Majid Ezzati e i suoi collaboratori dell’Università di Washington hanno analizzato i tassi di mortalità in tutte le contee degli Usa dal 1961 al 1999.

E hanno notato, come peraltro già si sapeva, che i bianchi tendono a vivere più dei neri, e le donne più degli uomini. Ma con alcune inattese eccezioni. E in particolare l’aumento della diffusione di pressione alta, tumori, diabete ed enfisemi soprattutto tra le donne povere è un chiaro atto di accusa contro stili di vita sbagliati.

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