Pensioni e Libia: altri due «no» di Bossi a Tremonti

RomaDovrebbe essere un faccia a faccia e non una semplice conversazione telefonica. Oggi potrebbe essere il giorno di un incontro importante tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. Il premier e il ministro dell’Economia dovrebbero dunque avere un confronto in vista del prossimo Consiglio dei ministri e del decreto sullo sviluppo in corso di preparazione su cui Berlusconi vuole stringere i tempi. Sarebbe il primo vero contatto dopo l’assenza di Tremonti alla Camera durante il voto di autorizzazione all’arresto per l’ex collaboratore Milanese. L’obbiettivo è arrivare all’approvazione entro questa settimana. Ieri il terreno è stato preparato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, che ha avuto una conversazione telefonica con il responsabile del Tesoro e che in questa fase è più che mai anello di collegamento per trovare una sintesi sul decreto.
In attesa del molto probabile colloquio e mentre a Roma i vertici del Pdl pensano a una cabina di regia per coordinare misure per la crescita del Paese, Tremonti ieri ha incontrato a Milano Umberto Bossi. Lo scambio di idee è durato due ore ed è stato come sempre «amichevole», si fa sapere da ambienti tremontiani. Bossi rivestirebbe a suo modo il ruolo di mediatore.
In questa fase la Lega starebbe insistendo per non perdere di vista il sostegno alle imprese. Senza smettere però di ribadire il «no» a un intervento sulle pensioni. Bisogna «iniziare a occuparsi delle imprese» dopo i tagli. «Non penso proprio» che Tremonti sia a rischio, ha detto comunque il gran capo del Carroccio nel comizio dell’altra notte a Somma Lombarda. E infatti ieri pomeriggio puntuali i due leader si sono incontrati in via Bellerio con Roberto Maroni, Giancarlo Giorgetti e Roberto Cota. In queste ore in cui da più parti si chiede un passo indietro del responsabile del Tesoro, uno dei pochi che lo difendono pubblicamente è proprio Bossi, che gli perdona anche l’assenza di giovedì alla Camera: «Sono cose che capitano a chi ha troppo da fare». Perdonato su tutta la linea. Questo non esclude lealtà al governo anche su altre questioni: da Somma Lombarda è arrivata la conferma che la Lega sosterrà il ministro Saverio Romano nel voto di sfiducia. Il malumore padano riguarda invece il rifinanziamento della missione in Libia. Il Senatùr avverte: «Hanno detto che a settembre la missione finiva e a settembre è meglio finisca». Rispetto al comizio lombardo, ieri Bossi ha però smentito una frase: non ha mai dato, dice, del «somaro» a chi espone il Tricolore: «Ho solo detto che il Paese va male e che per farlo andare bene ci vuole ben altro che il Tricolore». Da Tremonti ieri nessun commento sul merito del decreto, solo una battuta su Francesco Rutelli. Il leader di Api aveva rivelato di aver incontrato casualmente Tremonti a Fiumicino, e di essere rimasto sorpreso per il «pessimismo cosmico» sull’Italia del ministro dell’Economia. «Confesso che a Fiumicino di prima mattina - ha spiegato ieri il ministro - in transito da Washington non è che incontrare Rutelli ti tira su il morale». Il viaggio per la riunione del fondo monetario internazionale era avvenuto proprio nelle ore in cui l’aula della Camera votava su Milanese.

Oltreoceano, racconta Tremonti, si è avuta la riprova di come «l’Italia viene vista molto meglio dal di fuori che dall’Italia stessa. I nostri conti sono valutati positivamente. Abbiamo fatto molto più di altri. Ma bisogna fare di più per la crescita, attraverso un’azione collettiva».

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