Pensioni, Italia «salva» grazie al Polo

Francoforte promuove i provvedimenti adottati dal governo precedente

L’Europa invecchia e la Bce lancia l’allarme pensioni, ma promuove l’Italia. Nel suo bollettino mensile, l’Eurotower riprende infatti uno studio della Commissione europea, secondo cui nel nostro Paese «negli ultimi anni sono state fatte riforme delle pensioni molto significative», riferendosi ai provvedimenti realizzati sotto il governo Berlusconi. In particolare è stato introdotto il fattore di sostenibilità «che rappresenta un meccanismo efficace per tenere a bada l'aumento della spesa», tanto che Bruxelles non annovera l'Italia tra i Paesi nei quali la spesa per le pensioni potrebbe mettere a repentaglio la sostenibilità dei conti pubblici.
Così, se da oggi fino al 2050 nell’area dell’euro l’incidenza sul Pil delle spese previdenziali, sanitarie e di istruzione aumenterà di 3,7 punti, in Italia l’incremento complessivo sarà contenuto a 1,7 punti. Sulle sole spese per pensioni rispetto al Pil, l’Italia registrerà un aumento di 0,4 punti, il dato più basso tra tutti i Paesi dell’eurozona, in cui si si stima una media di 2,6 punti.
Quanto alla demografia, è vero che nel 2050 gli italiani fra zero e 14 anni saranno il 25% in meno - nell’eurozona è previsto un calo medio del 17% - ma gli ultrasessantacinquenni saranno solo il 64% in più rispetto ad oggi, meglio della media di Eurolandia (più 75%).
La ricetta della Bce per far fronte alla crisi demografica è draconiana: bisogna andare in pensione più tardi e decurtare l'importo delle pensioni pubbliche. «In assenza di riforme le aliquote dei contributi pensionistici dovrebbero più che raddoppiare in alcuni Paesi, portandosi a oltre il 40% dei salari, per poter mantenere l'equilibrio dei sistemi previdenziali», sostiene l’organismo guidato da Jean-Claude Trichet. Inoltre è necessario integrare i sistemi pensionistici a ripartizione con «riforme del sistema di finanziamento degli schemi pensionistici, quali l'aumento del livello di capitalizzazione».
Ma non è l’unico intervento auspicato dall’Eurotower, che insiste, come del resto fa da sempre, sulla necessità di riforme strutturali mirate non solo a risolvere problemi specifici dei sistemi pensionistici e sanitari, ma anche a «ridurre il debito pubblico, accrescere il tasso di occupazione e potenziare produttività e crescita economica».
Le riforme però non basta farle: bisogna attuarle, ricordano gli esperti del commissario Ue agli Affari economici Joaquin Almunia, che ha presentato a Bruxelles il suo Rapporto sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche dell'Unione Europea. Nel documento si invita l’Italia ad attuare compiutamente le riforme previdenziali varate negli ultimi anni, compresa l’ultima del 2004, e a difenderle dalle numerose «pressioni» cui sono sottoposte nel corso del dibattito di queste settimane. Il rischio è che i vantaggi e i risparmi previsti possano ridursi, con conseguenti rischi per le finanze pubbliche.

«Le attuali disposizioni delle pensioni - afferma il rapporto - ad un certo punto potrebbero trovarsi sotto pressione se la diminuzione prevista nella ratio dei benefici dovesse pienamente materializzarsi e in futuro non possono essere esclusi rischi per le finanze pubbliche». Ma Bruxelles insiste anche sull’opportunità di aumentare i tassi occupazionali di lavoratori anziani: «Migliorerebbe le pensioni lavorative in futuro e assicurerebbe il successo delle riforme previdenziali».

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