Pensioni, Montezemolo adotta la ricetta Draghi

Il presidente di Confindustria condivide l’appello del numero uno di Bankitalia e si dice disponibile a un negoziato sulla previdenza

da Roma

Luca di Montezemolo e Mario Draghi ancora una volta dalla stessa parte: come ai tempi della scuola. Il presidente di Fiat e Confindustria, infatti, ritiene «assolutamente condivisibile» l’appello sulle pensioni rivolto a governo e parti sociali dal governatore della Banca d’Italia. «Occorre uno sforzo di consapevolezza collettivo» sulla previdenza, aveva detto Draghi sabato scorso al Forex. «Sforzo» sul modello di quello che negli anni Ottanta portò all’abolizione dell’automatismo della scala mobile (l’accordo di San Valentino), o del tipo di quello degli anni Novanta che definì l’intesa sul costo del lavoro (la concertazione di Ciampi).
Gli industriali, sembra quindi di capire, sono pronti a fare la propria parte in vista del negoziato sulla previdenza. Negoziato che ieri ha registrato un prologo con gli incontri a Palazzo Chigi fra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, Maurizio Beretta, direttore generale della Confindustria e Pier Paolo Baretta, segretario aggiunto della Cisl.
E dopo le prese di posizione di Raffaele Bonanni sulla previdenza, che ricorda come la Cisl preferisca confermare lo scalone della legge Tremonti-Maroni (dal 1º gennaio 2008 tutti a riposo a 60 anni e 35 anni di contributi), piuttosto che introdurre una revisione dei coefficienti di calcolo pensionistico, anche Guglielmo Epifani osserva che «l’innalzamento dell’età pensionabile non è un problema. La questione è con quali modalità. Ma non si tratta certo di un tabù».
Ed aggiunge: comunque «la questione previdenziale non si può affrontare con la calcolatrice, come fa Padoa-Schioppa, perché si rischia di dimenticare qualcosa. Se il ministro dell’Economia pensa di fare così, farà senza il sindacato».
Cgil, Cisl e Uil, infatti, di fronte alla scelta «aumento dell’età pensionabile» o «revisione dei coefficienti», preferiscono la prima soluzione. Vale a dire, la stessa per la quale si battono da tempo sia Mario Draghi, sia la Confindustria. E sono contrari al taglio dei coefficienti: come invece vorrebbe fare il governo.

Vincolato com’è dal programma dell’Unione che esplicitava l’abolizione dello scalone previsto dalla riforma Tremonti-Maroni.
Per superare il blocco politico, quindi, è necessario «uno sforzo collettivo», dice Draghi. Montezemolo è d’accordo. E non solo perché erano compagni di scuola.

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