«Penso a vincere, non all’arbitro Il derby ci ha cambiato la vita»

Cambiasso gioca Inter-Juve: «Loro non sono il diavolo. E non bastano gli aiuti»

Riccardo Signori

nostro inviato ad Appiano Gentile

Negli occhi chiari di Esteban Cambiasso risplende l’ottimismo della speranza. Occhi che sorridono e non si sentono delusi. Buona notizia per gli interisti. Cambiasso è una persona e un professionista serio, in campo e fuori. Dunque quando dice: «Vedrete che lunedì saremo a sei punti dalla Juve», val la pena credergli.
Senta Cambiasso, Torino oggi è al centro del mondo del nostro sport: Olimpiadi e Juventus. Vista con certi occhi, come dire acqua santa e diavolo.
«No, non penso che la Juve sia il diavolo. Torino è al centro del mondo per l’Olimpiade. La Juve è solo al centro del vostro Paese. Perché è prima in classifica».
Lei sta dalla parte di chi dice che è aiutata dagli arbitri oppure no?
«Non parlate di arbitri proprio a me, che mi sono visto annullare un gol regolarissimo. Però serve una valutazione globale. Non penso che una squadra vinca solo per gli aiuti che può ricevere. Bisogna valutare quanto succede, quel che si vede sul campo. Uno può anche interpretarlo come aiuto, ma noi dobbiamo pensare a giocare al calcio. I giornalisti vedono molto di più di noi. Ed anche meglio».
C’è rimasto male circa le polemiche sui rigori sì-rigori no?
«Rimango male per quello che posso migliorare. Per il resto non posso far nulla: né l’arbitro, né il dirigente. Mi devo allenare e migliorare. Per esempio, sono rimasto male per non aver vinto a Firenze. Il nostro gioco meritava di più».
All’Inter manca sempre il salto di qualità, quello che aiuta a sperare...
«Lo faremo domenica: questa sarà la partita del salto. Passeremo da nove a sei punti. La squadra vincente non si costruisce da un giorno all’altro. L’anno passato abbiamo avuto difficoltà, quest’anno siamo migliorati. È stato importante vincere la coppa Italia, eppoi la Supercoppa. Abbiamo perso in campionato con la Juve, ma trarremo forza dal successo di questa estate. Eppoi dal derby: quello è stato la dimostrazione che qualcosa è cambiato. In fondo, mercoledì le difficoltà erano per noi più che per la Juve. Ne siamo usciti con un solo punto in meno. È cambiato poco» .
Secondo Lippi, l’Inter è la squadra che diverte di più. Vincerete lo scudetto di chi diverte?
«Vogliamo fare un certo percorso attraverso il gioco. Lo dice il mister, lo pensiamo noi: solo così si può arrivare a vincere».
Di recente segnate poco. Adriano è in crisi?
«Da due anni sono qui e quando Adriano non segna per due partite di fila si dice che è in un momento difficile. Un attaccante sta in campo per giocare con la squadra. Se capita, segna. Lui fa assist, prende le traverse, deve stare tranquillo. Il gol arriva prima o poi. A Firenze il portiere ha fatto parate importanti, potevamo segnare. Sarei più preoccupato se non producessimo azioni da gol».
In Inter-Juve la parola al centrocampo. Giusto?
«Fatico a tagliare una squadra settore per settore. Noi stiamo bene e facciamo bel calcio. Loro hanno giocatori concreti. Le due squadre sono fra le più forti d’Europa, come squadra non per un settore».
Ma se diciamo Emerson?
«Rispondo che è molto forte fisicamente, sa quasi sempre dove mettersi, cosa non facile per un centrocampista. Molto intelligente nel giocare la palla, non vuole rischiare mai».
E Vieira?
«Gioca dovunque: recupera palloni, bravo negli assist e negli inserimenti d’attacco».
A quale dei due si sente più rassomigliante?
«Non so, io e Veron spesso ci scambiamo le parti. Per semplificare, diciamo che l’Inter ha due Vieira. Seba ha lancio lungo, un bellissimo calcio. Con lui mi trovo bene e credo si veda».
Resterà?
«Tutti vogliono farlo restare. Ma se ha deciso, sarà difficile convincerlo».
La partita con la Juve può dare una spinta al vostro futuro. Non si parla solo di scudetto.
«Tanti dicono che un’Inter così non si vedeva da tempo. I risultati arriveranno. L’anno scorso abbiamo vinto qualcosa, quest’anno andiamo per conquiste più importanti. Sono convinto che lunedì i punti di distacco saranno sei. Ora sono concentrato sull’idea di vincere la partita. Dubbi e sospetti non mi interessano».
Anche in Spagna Real e Barcellona godono di un certo occhio di favore arbitrale, come capita a Juve e Inter?
«Rispondo così: le grandi squadre sono quelle che giocano in attacco, più vicine alla porta e all’area avversaria. Normale che venga fischiato qualcosa in più. Bisogna cercare di entrare in area e sperare che ti facciano fallo.

Anche se io preferisco entrare e segnare».
Mai pentito di aver lasciato Madrid?
«A Milano sto benissimo, sento la fiducia della gente e ricambio dando il 110 per cento. Quindi mi auguro di continuare a stare qui per tanti anni».

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