Ecco, Peppino Gagliardi, morto ieri a Roma a 83 anni, è stato uno di quegli artisti indomabili che ebbe successo senza cambiare e lasciò il successo senza rimpiangerlo. Polistrumentista, autore, interprete, performer, è forse l'ultimo ad andarsene della prima scuola napoletana, quella esplosa tra gli anni Cinquanta e Sessanta, quelli che oggi sono tuttora termini di paragone per chiunque componga canzoni popolari.
Nato a Napoli nel quartire Vasto poco prima che l'Italia scendesse in guerra nel 1940, quand'era adolescente fondò il complesso I Gagliardi e già questo rende l'idea del suo carattere e della sua attitudine. Suonavano e componevano ma nessuno li conosceva fuori Napoli e dovette attendere l'etichetta Zeus per farsi conoscere nel resto d'Italia con T'amo e t'amerò del 1963 che fu pure interpretata da Little Tony. Da qui l'esplosione. Tre volte a Sanremo dal 1965 al 1968 e nell'edizione del 1966 (con Pat Boone) cantò Se tu non fossi qui che fu poi ripresa da Mina, anche se il suo più alto piazzamento fu nel 1972 al secondo posto con Come le viole.
Sono anni d'oro per quello che veniva definito «il cantante dell'amore nervoso» perché ogni sua interpretazione era carica di tensione, più da chansonnier che da cantante pop. E questa «medietà», questa incapacità di farsi catalogare e di essere fedele alle attese del mercato sono stati la sua mora ma anche il limite più grande al consolidamento di un successo che rimane comunque legato a un pubblico non così grande come si sarebbe meritato. Tanto per capirci, Peppino Gagliardi ha firmato con Amendola e Murolo il brano italiano più utilizzato nei film, ossia Che vuole questa musica stasera, che è stato utilizzato da Dino Risi in Profumo di donna, Operazione Uncle di Guy Ritchie e anche Lo spietato di Renato De Maria con Riccardo Scamarcio (tratto dal saggio Manager calibro 9 scritto da Piero Colaprico e da Luca Fazzo del Giornale).
Ma, dopo il grande successo degli anni Settanta, per Gagliardi inizia un periodo di crisi discografica e di urgenze artistiche che sono sempre più lontane dal personaggio che il pubblico si aspettava. Crea una propria etichetta, conduce un programma su Raidue con Bruna Lelli e Bruno Lauzi (si intitolava Bim Bum Bam, ma non c'entra nulla con quello di Italia 1). Negli anni Ottanta e Novanta i successi sono sempre meno e pure le apparizioni si riducono.
Intanto cresce suo figlio Massimiliano che diventerà, a partire dal Duemila, il suo pianista e il suo principale collaboratore. Essendo fortemente caratterizzato, lo stile di Gagliardi identifica un periodo musicale ben preciso ed è anche per questo che Giuliano Palma & The Bluebeaters incidono il suo pezzo Come le viole e lo portano a girare bene in radio.
Ora che se ne è andato (la sua ultima apparizione pubblica è stata probabilmente quella sul video di auguri per i 130 anni del Mattino di Napoli), il suo stile e il suo modo di cantare si confermano tra i più personali degli ultimi sessant'anni della musica leggera popolare al punto che anche ispirò anche Benny Andersson degli Abba. Nell'epoca dell'omologazione, forse è il migliore degli epitaffi.
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