In certi casi è meglio dichiararsi subito. Nel caso di Andrè Villas Boas, 33 anni, portoghese, un tempo allievo di Josè Mourinho e adesso invece tecnico chiamato da Abramovich per rimpiazzare Ancelotti alla guida del chelsea dopo i successi col Porto, dobbiamo ammettere: ci sta fortemente simpatico. Ci sta simpatico perchè ha avuto il coraggio, poco più che trentenne, quando i nostri "bamboccioni" non si staccano da mamma e papà e nemmeno dalle loro paghette, di staccarsi da Mourinho tentando l'avventura sulla panchina in prima persona. Ci sta tremendamente simpatico perchè ha saputo persino sfidare l'ira del suo maestro pur di andare incontro al brivido del fare.
Ci sta proprio simpatico Villas Boas perchè nel giorno della sua presentazione a Londra ha capovolto il vocabolario di Mourinho e ha riscritto il nuovo copione calcistico del Chelsea. Primo: vincere. Secondo: fare bel calcio. É una riedizione del collaudato "vincere e convincere" di berlusconiana memoria inaugurato nell'estate dell'87 a Pomerio, durante una famosa e storica convention del Milan.
Per sua stessa ammissione, il tecnico portoghese giovanissimo ha sostenuto che alla base di tutto dev'esserci il gruppo. «Io sono solo un ragazzo» ha spiegato e sottolineato con una umiltà degna di miglior causa.
Anche se ha soffiato il posto al nostro diletto Ancelotti, seguiremo il suo lavoro e il Chelsea con grande attenzione. Perchè ci piacerebbe scoprire che esiste un altro anti-Mou in giro per la vecchia Europa.