Perché è inutile risparmiare energia

Risparmiare energia sembra un ovvio imperativo categorico e secondo Romano Prodi il risparmio sarebbe addirittura la prima fonte d’energia. Ma non è sempre vero ciò che sembra ovvio. Naturalmente, quando s’invoca il risparmio energetico non ci si riferisce all’assenza di spreco - cosa ovvia, visto che l’energia costa denaro - e neanche al risparmio di denaro, altrimenti ci vorrebbe una giornata del risparmio del pane, delle scarpe e di qualunque altra cosa vi viene in mente e che gratis non è. Per risparmio energetico deve intendersi la rinuncia ad usare l’energia quando invece avremmo la necessità di disporne; una rinuncia invocata, senza riflettere, da chi osserva che le risorse energetiche sono finite. Peccato che risparmiare energia per ragioni diverse dal risparmiare denaro è inutile, come ci si può facilmente convincere; e anche dannoso.
Consideriamo, ad esempio, il petrolio, e supponiamo che sia destinato ad esaurirsi fra 50 anni. Supponiamo inoltre che l’Italia decida di risparmiarlo. Quanto? Il 5, il 10, il 50%? No, propongo il 100%: da domani tutto il nostro petrolio sarà messo in cassaforte e ci serviremo solo delle elemosine dal resto del mondo. Fra 50 anni, quando il petrolio sarà finito, apriremo le nostre casseforti, condivideremo col resto del mondo, volenti o nolenti, il petrolio che abbiamo così gelosamente custodito, e siccome l’Italia consuma ogni anno il 2% del consumo annuo mondiale di petrolio, questo finirà dopo 1 anno: il nostro draconiano risparmio avrà avuto l’effetto di far esaurire il petrolio fra 51 anziché fra 50 anni. E se fosse il mondo intero a riproporsi di risparmiare petrolio? Supponiamo, come esercizio accademico, che non essendo riuscito ad applicare neanche un protocollo di Kyoto, grazie ad un qualche insperato e non meglio identificato miracolo, il mondo riesca ad applicarne ben quattro e risparmiare così un fantastico 10% di petrolio: in questo caso, finirebbe fra 55 anziché fra 50 anni. Lo stesso vale per le altre risorse: il gas si esaurisce fra 100 anni e il carbone fra 300? Un fantastico risparmio del 10% li farebbe esaurire fra 110 e 330 anni, rispettivamente. La lezione di quanto sopra è che risparmiare una risorsa finita è praticamente inutile: ci farebbe guadagnare poco denaro e pochissimo tempo. Naturalmente, non ha parimenti senso risparmiare una risorsa infinita (se non per risparmiare denaro).
Quand’è, allora, che ha senso risparmiare? Ha senso risparmiare solo quella risorsa che è illimitata ma disponibile in quantità razionata. Risparmiamo il denaro del nostro stipendio per poter arrivare alla fine del mese, certi dell’accredito del mese successivo; in mancanza, un eventuale risparmio ci porterebbe sul lastrico al 5 anziché al 2 del mese successivo. E che dire dell’energia? L’unica forma di energia che ha senso risparmiare è quella dal sole, che è illimitata e razionata. Ad esempio, dovremmo bruciare la legna e consumare l’acqua dei bacini idroelettrici con parsimonia per dare il tempo all’energia dal sole di ripristinare le foreste e riempire i bacini.
Ma affinché sia il sole ad alimentare il mondo è necessario che 5 miliardi dell’umanità sparisca. La nostra civiltà è destinata allora a sparire con la scomparsa dei combustibili fossili? Grazie a Dio, no: disponiamo di uranio e torio dai quali produrre, grazie alla tecnologia della fissione nucleare, tutta l’energia che vogliamo per decine di migliaia d’anni. Se nel frattempo anche la fissione diventerà obsoleta perché diventerà realtà qualche altra diavoleria, non saprei dirlo. Per certo posso dire che, grazie alla fissione nucleare, quello energetico - contrariamente a quel che vogliono farci credere i mercanti di quella colossale illusione che è l’energia dal sole - non è un problema dell’umanità per le prossime decine di migliaia d’anni. Sarà invece un problema nelle prossime decine d’anni, quando i combustibili fossili andranno verso l’esaurimento, se l’umanità ascoltasse quei mercanti e si rifiutasse di ricorrere alla fonte nucleare.

L’umanità, però, è più saggia di quel che si sospetta, molto più saggia dei Verdi, dei burocrati di Bruxelles e dei romanoprodi del mondo; insomma, di tutti quei mercanti che hanno avuto la sfrontatezza di inventare, e farci pure celebrare, la giornata delle nostre privazioni.

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