I promotori del referendum cittadino del 12 e 13 giugno propongono tra l'altro di aumentare le  aree di sosta con strisce blu a pagamento «soprattutto nei pressi delle metropolitane»? Che  bizzarra proposta. Ma qualcuno è in grado di spiegare la logica che vi sta dietro?
 Se un residente fuori Milano viene in città per lavorare tutti i giorni (sono decine di  migliaia) e vuole usare un mezzo pubblico per raggiungere il centro - risparmiando così ai  milanesi traffico e inquinamento - perché dovrebbe essere punito con l'ennesima tassa? La sua  scelta non dovrebbe invece essere incoraggiata mettendogli a disposizione parcheggi gratuiti?
 La maggioranza precedente rispondeva a queste obiezioni: così salvaguardiamo il diritto a  parcheggiare dei residenti vicino alle metropolitane. E chi viene da fuori per lavorare cos'è?  Un ostrogoto invasore, un mascalzone approfittatore? Perché questo atteggiamento medievale del  tipo «proteggiamo i nostri mettendo gabelle sugli altri»? "Altri" che, oltretutto, sono assai  spesso milanesi che hanno scelto di vivere fuori Milano perché questa città è troppo cara. La  prossima maggioranza, forte del più che probabile «sì» a questo referendum, promette di colpire  ben più duramente, trasformando le trasferte dei pendolari in un piccolo inferno quotidiano. Che  sarà certamente aggravato da una "simpatica" sequenza di blocchi del traffico utili solo a fare  demagogia pseudoecologica.
 Sorge il sospetto che il vero scopo sia il taglieggiamento del cittadino, senza lasciargli  scampo. Vai in centro in auto? Beccati la congestion charge, inquinatore! Ci vai con i mezzi?  Paga il parcheggio dell'auto, ovviamente insostenibile per chi trascorre un'intera giornata al  lavoro.
Ma perché taglieggiare chi vuole usare i mezzi pubblici?
I pericolosi effetti del referendum «anti traffico» del 12 e 13 giugno
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