Perderà, ma per noi

Gli spaccavetrine che a Bologna hanno assaltato Giuliano Ferrara sono una massa di straccioni e di befane da far rimpiangere i celerini di Scelba: chi durante un comizio non si limiti a contestare e al limite a fischiare (e scagli invece uova e pomodori e sassi e sedie e bottiglie di vetro) va abortito ed espulso dal grembo del Paese, fine dell’analisi sociologica. Chi incassa linciaggi del genere, d’altra parte, tende a guadagnare punti politici e a permearsi di un vittimismo sacrificale che giova alla causa, anche perché la missione finisce sulle prime pagine e fa un botto mediatico, giusto? No. Questa volta no. Attorno alla sfibrata campagna di Giuliano Ferrara non c’è nessuna parte che esca vincente: tantomeno la sua. E tantomeno la Chiesa, Cl, tanti cattolici di destra e di sinistra che non appoggiano Ferrara: il quale, tuttavia, si è incaricato di perdere una battaglia al posto loro. È così persuasiva e chiara, la campagna di Ferrara, che a ogni articolo e intervista gli tocca rispiegarla da capo. L’unico risultato, oggi, è che la sua Lista è riuscita a spaccare il Paese su un tema che non spacca il Paese.

L’unico risultato, domani, sarà che ogni volontà di voler ridiscutere di aborto dovrà specchiarsi nella misera percentuale che Ferrara porterà a casa, ghettizzando domani ciò che Ferrara pensa sia ghettizzato oggi. Complimenti.

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