Antonella Aldrighetti
La stangata è servita. Grazie alla creatività amministrativa della giunta di Piero Marrazzo che, malgrado roboanti e promettenti annunci non ha ancora realizzato il piano di rientro per il deficit sanitario, si sta accingendo a esaminare quali stratagemmi adottare per fare fronte alla mole di debiti.
La scelta è obbligata perché è quella imposta dalla legge finanziaria: la regione potrà aumentare senza limiti le addizionali Irpef e Irap. Ed ecco che la pressione fiscale sui cittadini del Lazio aumenterà inequivocabilmente. E il perché lo chiarisce il vicepresidente della commissione Sanità del senato Cesare Cursi (An). «Il Lazio è tra quelle regioni che potranno aumentare a piacere le addizionali poiché ha superato il tetto del 7 per cento sullo sforamento del finanziamento pubblico sanitario - spiega il senatore - e, contando pure che la giunta Marrazzo ancora non ha presentato il piano di rientro del deficit previsto dalla Finanziaria 2006 si dovrà preparare alla stangata sul 2007».
Magari si completasse qui il capitolo sugli aumenti della pressione fiscale... Macché. Il Lazio infatti «vanta» un secondo sforamento: quello sulla farmaceutica. Ma, anche per questo arriva «in soccorso» la Finanziaria del governo Prodi. «Avendo superato il tetto del 13 per cento sulla spesa farmaceutica, la nostra regione infatti è arrivata ben al 14,1, la legge impone di risanare il deficit con la spartizione del surplus tra case farmaceutiche per una quota pari al 60 per cento, mentre il restante 40 se lo accollerà la regione ovvero i cittadini» spiega nel dettaglio Cursi.
Vale a dire che «le case farmaceutiche saranno costrette, per specialità di fascia A, ad abbassare il prezzo». Ma siamo solo ad alcuni dei riflessi della finanziaria. Non bisogna dimenticare i 10 euro imposti sulle ricette per le diagnostica e specialistica, ai ticket sul pronto soccorso e sulla degenza in ospedale riservati a tutti i non esenti.
In questo panorama così angusto e sorprendentemente «annunciato» non potevano mancare le ripercussioni che la manovra avrà sul mondo produttivo della sanità. «Ripercussioni che colpiranno investimenti e produttività delle aziende farmaceutiche laziali (il 20 per cento di tutta la penisola), e che - precisa lesponente di An - in previsione della copertura al 60 per cento sulla spesa dei medicinali si ritroveranno a non poter tenere fede allaccordo di programma stipulato già nel 2005 per incrementare la produzione. Inoltre non è da scartare il rischio che si abbatte sui posti di lavoro ora attivi: ben 12mila».
Ma come si può misurare lentità del rischio licenziamenti? «La situazione già per i fornitori di beni sanitari e farmaceutici non è rosea: Asl e aziende ospedaliere hanno grosse difficoltà a soddisfare vecchie fatture e pagano con enormi ritardi - taglia corto Cursi -. È sintomatico il caso del Policlinico Umberto I dove le esigue risorse finanziarie mettono a rischio i versamenti previdenziali già del mese in corso».
Ma se questo quadro delinea la «patologia» della sanità laziale, Cursi non si tira indietro per fornirne la cura. «Intanto - spiega - desidereremmo che Marrazzo faccia una politica prodiga di fatti e non di annunci. Che non si assista a proposte che incrementino solo poltrone come lultima uscita sullAuthority per la sanità in seno allAsp (lazienda di sanità pubblica)».
«Inoltre - annuncia il responsabile nazionale del settore Sanità di An - per cercare di frenare gli effetti devastanti della Finanziaria presenteremo emendamenti per annullare i nuovi ticket proponendo strumenti di controllo reale sulle prescrizioni mediche con la specifica sulla patologia del paziente, nonché lincentivazione allacquisto dei farmaci più costosi da parte della regione.
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