Permessi gonfiati, i sindacati dovranno risarcire 10 milioni

RomaTroppi permessi sindacali, persino per la pubblica amministrazione che su queste cose è notoriamente generosa. Distacchi, aspettative e permessi abbondano nella Pa, ma è soprattutto su questi ultimi che le organizzazioni dei lavoratori dello Stato hanno calcato un po’ troppo la mano. Nel 2007 le confederazioni hanno ampiamente sforato il tetto massimo di ore per assemblee, riunioni e missioncine sindacali, tanto che adesso il ministero della Pubblica amministrazione guidato da Renato Brunetta si appresta a presentare un conto, chiedendo a Cgil, Cisl, Uil e autonomi la restituzione delle ore di lavoro perse. Una cifra non particolarmente salata, comunque una «multa» fastidiosa per le confederazioni sindacali alle prese, come tutti, con le ristrettezze della crisi. Per il 2007 la somma si dovrebbe aggirare sui 6 milioni di euro, ma forse - ha scritto ieri il quotidiano economico Italia Oggi - nel 2008 i sindacati dovranno restituire una cifra vicina ai 10 milioni di euro. Visto che la paga media oraria è calcolata su 19 euro, facile calcolare che le ore di permessi illegittimi del 2007 si aggirino sulle 300mila, più o meno 38mila giornate lavorative perse.
La ragione del boom di permessi illegittimi è semplice. I contratti stabiliscono un tetto ai permessi e le organizzazioni sindacali li ripartiscono tra i vari uffici. I singoli rappresentanti sindacali possono chiederli, anche alla spicciolata, ora per ora e finisce che si perde il controllo. Al ministero della Pubblica amministrazione non resta che fare il calcolo «a consuntivo», alla fine dell’anno, e tirare le somme. Un’operazione che riserva sempre qualche sorpresa, come nel caso dei permessi 2007.
Messa così la situazione sembra senza speranza perché tutto dipende dalla capacità di autolimitazione dei singoli sindacalisti. Ma una soluzione l’ufficio relazioni sindacali del ministero della Pubblica amministrazione la vede nella riforma Brunetta. Tra le altre cose prevede che i sindacati trovino un accordo su un meccanismo automatico e centralizzato di rilevazione dei permessi. In sostanza le singole amministrazioni dovrebbero comunicare il permesso al ministero nel momento stesso in cui viene concesso e così l’amministrazione è immediatamente in grado di sapere quando il tetto è stato raggiunto.
Tutto sommato un vantaggio anche per i sindacati che non si ritroveranno più con un «debito» con la pubblica amministrazione. In realtà i sindacati potrebbero non pagare i 6 milioni di euro, sottraendo al monte di permessi stabiliti dai contratti, le ore in eccesso fatte negli anni precedenti. Questo però ridurrebbe di molto i permessi sindacali, già decurtati del 15 per cento dalla riforma Brunetta. La riforma prevede per il 2009 una riduzione dei permessi per un totale di 146.212 ore. Un taglio destinato a triplicarsi fino al 2011.
Stesso destino per i distacchi sindacali (per i quali peraltro, a differenza dei permessi, il ministero non ha praticamente riscontrato nessun abuso). Nel 2009 il numero di dipendenti pubblici prestato al sindacato è stato ridotto di 237 unità. A partire dal 2011 il taglio salirà a 710.

In tutto i tagli alle prerogative sindacali della pubblica amministrazione dovrebbero portare a un risparmio per la Pa di circa 9 miliardi all’anno. Se si aggiungono le «multe» per gli sforamenti, significa che ai sindacati il dicastero di Brunetta chiede indietro una cifra tra 11 e 16 milioni di euro all’anno.

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