Permesso a tempo: ai clandestini altro regalo di Prodi

Livio Caputo

La demolizione della Bossi-Fini da parte del governo di centrosinistra prosegue a passo di carica, mettendo l’Italia sempre più in contrasto con la politica prevalente negli altri Paesi dell’Unione europea. Dopo che il ministro degli Interni Amato aveva accusato in una intervista molti imprenditori italiani di sfruttare la manodopera clandestina, ieri quello della Solidarietà sociale, Ferrero, ha prontamente suggerito il rimedio: gli extracomuntari senza documenti in ordine ed impiegati in nero che denunceranno i loro datori di lavoro saranno premiati con un permesso di soggiorno temporaneo che gli consentirà di restare in Italia (non è ancora chiaro per quanto) per cercarsi un nuovo impiego. La norma è assimilabile a quella - in vigore da tempo - che offre protezione e asilo alle prostitute che denunciano e fanno arrestare i loro sfruttatori, ma ovviamente ha un campo di applicazione molto più vasto.
Nei disegni del ministro di Rifondazione comunista, il decreto legge che sta per essere varato dovrebbe servire ad evitare gli abusi, fare emergere il lavoro nero e, presumibilmente, mandare in galera «gli sfruttatori». A noi sembra piuttosto una incitazione al ricatto, un indebito regalo a elementi che comunque si trovano illegalmente sul nostro territorio e spesso dovrebbero essere già stati espulsi e - soprattutto - l’ennesimo incoraggiamento ai milioni di africani che premono alle porte dell’Europa a scegliere proprio il nostro Paese per realizzare i loro piani: gli strumenti per mettersi in regola una volta messo piede sul suolo italiano continuano infatti ad aumentare e le probabilità di essere rimandati a casa, come sta accadendo proprio in questi giorni a migliaia di senegalesi sbarcati alle Canarie, a diminuire. Proviamo a immaginarci quali conseguenze pratiche avrà il provvedimento, distinguendo, anzitutto, tra lavoro nero e lavoro nero. Ci sono, infatti, soprattutto nel settore del lavoro domestico e dell’assistenza agli anziani, molti cittadini che assumono persone non in regola con il permesso di soggiorno non tanto per sfruttarle quanto per un gesto di buona volontà nei confronti di donne in difficoltà. Esporre queste persone a una denuncia da parte di clandestini in cerca di una facile regolarizzazione, che a tempo debito permetterà loro di avvalersi anche delle nuove regole sui ricongiungimenti familiari, avrà magari l’effetto di renderle più prudenti, ma creerà anche una enorme turbativa in un settore in cui i rapporti personali hanno particolare rilevanza.
C’è poi il settore, senza dubbio più vasto, efficacemente denunciato in alcune recenti trasmissioni televisivi, degli imprenditori edili, agricoli e di certo artigianato che fanno un uso sistematico del lavoro nero, avvalendosi anche di forme di caporalato. Costoro operano in violazione anche della Bossi-Fini, e nessuno si sogna di difenderli: si tratta di usi da estirpare, anche a costo di mettere un certo numero di imprese fuori mercato, ma il sistema inventato da Ferrero si presterebbe a una infinità di abusi: clandestini che si limitano a minacciare il datore di lavoro di denuncia per ottenere più soldi o benefici di altra natura; clandestini che si fanno assumere, anche in via transitoria, al solo scopo di procurarsi tramite la successiva denuncia l’agognato permesso di soggiorno; denunce incrociate tra aziende concorrenti, con la complicità dei clandestini stessi. Ma l’aspetto più grave sarebbe quello di conferire a stranieri che si trovano illegalmente nel nostro Paese un grande potere: un po’ come se si promettesse ai cittadini che denunciano contribuenti disonesti una percentuale delle tasse che hanno contribuito a fare recuperare. Proteggere gli immigranti clandestini dallo sfruttamento e ridurre il lavoro nero che altera il mercato sono senz’altro obiettivi condivisibili, ma non al costo di alimentare sospetti, abusi, ricatti, sotterfugi vari.

A questo punto il rimedio diventa non solo peggiore del male, ma ci squalifica anche a livello di Unione. Per ora, parliamo solo di una intrervista; ma quando arriverà il relativo dl, bisognerà mobilitarsi per evitare questa nuova mostruosità.

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