Sulla bozza di decreto del presidente del Consiglio per il decentramento del Catasto ai Comuni, si fa finta di non capire. E si assiste a manovre sceniche disarmanti.
Larticolo 66 del Dpr 23.3.1998 numero 138, dunque, stabiliva - alla sua lettera a) - che sarebbero spettate ai Comuni le funzioni relative «alla conservazione, utilizzazione e aggiornamento degli atti (catastali) nonché alla revisione degli estimi e del classamento, tenendo conto di quanto previsto dallarticolo 65, lettera h» (ferma restando, cioè, la gestione unitaria - da parte dello Stato - dei flussi di aggiornamento).
Larticolo 1, comma 194, della Finanziaria per questanno, però, ha modificato la predetta lettera a) nella parte relativa agli estimi, stabilendo che i Comuni avrebbero, solo, «partecipato» alla determinazione degli estimi, sempre ferma restando la gestione unitaria di cui sè detto. Negli stessi termini (mera «partecipazione») anche la relazione del governo.
Siamo, con questo, alla bozza Grandi, sottosegretario allEconomia, di Dpcm. Che salta a piè pari la Finanziaria e attribuisce ai Comuni (nellopzione loro offerta di «terzo livello») la definizione dellestimo, e gliela attribuisce in via esclusiva (a differenza che nelle opzioni di 1° e 2° livello).
Linterpretazione non è nostra. È autentica, è del ministero degli Affari regionali (che segue il Dpcm in itinere per conto della presidenza del Consiglio).
A questo punto, è dobbligo chiedersi: ma a che gioco gioca, il governo?
*presidente Confedilizia
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