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Non solo polemiche, Cruciani ha tempi radiofonici inimitabili

Cruciani qui, Cruciani là, si parla quasi esclusivamente del Cruciani frontale e divisivo che scatena l'indignazione di social e benpensanti (spesso la stessa cosa)

Non solo polemiche, Cruciani ha tempi radiofonici inimitabili

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Cruciani qui, Cruciani là, si parla quasi esclusivamente del Cruciani frontale e divisivo che scatena l'indignazione di social e benpensanti (spesso la stessa cosa). Parliamo invece del Cruciani radiofonico, del protagonista della Zanzara che con il suo indispensabile deuteragonista David Parenzo porta avanti un programma scorretto ma correttissimo (Radio24, dal lunedì al venerdì alle 18.30). È scorretto perché gronda volgarità, calpesta il politically correct e demolisce gli ascoltatori non graditi. Ma è anche correttissimo perché Cruciani e La Zanzara sono quello che annunciano di essere. Scendono in campo con una maglia e con quella giocano, senza ingannare nessuno. Piaccia o non piaccia, in un mondo radiofonico sempre più omologato è una ventata genuina e ce ne fossero. Ma a fare la differenza sono soprattutto i tempi. Giuseppe Cruciani (che venerdì ha compiuto 57 anni) è praticamente perfetto nel dialogo radiofonico. Non sbaglia un tempo. Ha la risposta giusta, quasi sempre graffiante, spesso volgare, e tratta i propri ascoltatori come se fossero amici, ossia senza formalità. «Fai schifo». «Non dire cazza...». Nella puntata di venerdì, accompagnato dal solito sottofondo power metal, ha detto di «sognare l'Australia» per come vengono trattati gli immigrati, ha definito il generale Vannacci «un campione di libertà» e si è confermato come il «bignami dell'indignazione». Se un marziano volesse sapere che cosa pensano i radical chic italiani, dovrebbe ascoltare Cruciani: ciò che piace a lui, fa schifo a loro. E fin qui lo sappiamo tutti. Ma non basta.

Il vero segreto della sua longevità (è in onda dal 2006) è il feroce tempismo radiofonico che lo trasforma in un modello difficilmente imitabile anche da chi lo critica tanto (ma poi in privato spesso la pensa uguale).

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