Pescante: «Boicottare i Giochi non serve»

Buongiorno Pescante, lei che è membro Cio, ex presidente del Coni, insomma un uomo che conosce bene il mondo olimpico e le sue strategie, cosa pensa dell’idea di boicottare i Giochi di Pechino?
«Idea sbagliata».
Perché?
«Il rito del boicottiamo le olimpiadi ormai è un leit motiv quadriennale. Anche da noi, a Torino: partiti con il “no Tav-no olimpiadi”, si è arrivati al “no Coca Cola - no olimpiadi”. Credo che il problema vada affrontato seriamente».
Ovvero?
«Qualunque olimpiade, dagli anni Ottanta in poi, ha presentato un problema per il quale contestare o boicottare. E in futuro sarà peggio. A Londra c’è già la minaccia di Al Qaida. A Soci, in Russia, i problemi della Cecenia. Se vincerà Chicago avremo i problemi sulla pena di morte. Non c’è Paese dove non esistano conflitti. A quel punto dovremmo organizzare i Giochi solo ad Olimpia».
Ma l’idea «boicottare-sì» «boicottare-no», non si può risolvere solo così
«Certo, bisogna fare battaglie di carattere ideale, ma lo sport non può prendersi in carico problemi di politica, economia, diplomazia che competono alle istituzioni internazionali. Le olimpiadi e l’olimpismo hanno nel Dna un insieme di valori che promuovono l’unione fra razze, lingue, religioni, politica, l’abbattimento delle barriere. Qualche esempio: a Pechino, Corea del Nord e del Sud saranno una sola squadra, ad Atene ha sfilato una donna afghana come alfiere».
Insomma lo sport combatte in altro modo?
«Certo. Indebolire le Olimpiadi non risolve i problemi. Eppoi questa storia ha sapore di strumentalizzazione: chiedo dov’erano tutti coloro che si scandalizzano oggi, quando si registravano i misfatti della Cina ortodossa?».
In altre Olimpiadi i boicottaggi sono stati un piccolo segnale nella storia sportiva...
«Qui si potrà dare un segnale stando all’interno: ci saranno 10.500 atleti, 12mila giornalisti, due miliardi di telespettatori. La Cina sarà nuda».


Se l’Italia non andasse?
«Il boicottaggio andrebbe solo contro gli atleti italiani. Ci perderebbero loro, non altri. Le cose resterebbero come prima. Credete che un boicottaggio possa indurre a cambiare qualcosa all’interno di un Paese come la Cina?»

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