Alessandro Parini
da Torino
Paolo Montero, con quella faccia da duro che non cambierà mai, se ne sta tranquillo nel corridoio che immette nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Molinette di Torino. Parla con tifosi, amici e parenti di Gianluca Pessotto, il suo ex compagno di squadra lanciatosi nel vuoto martedì mattina a causa di un forte stato depressivo. Negli occhi del sudamericano è spuntata da ieri pomeriggio una luce in più perché, come ha dichiarato Pier Paolo Donadio, primario della Rianimazione dell'ospedale Molinette, l'ex calciatore «nelle pause di sedazione che abbiamo incrementato a partire da ieri (venerdì, ndr), il paziente è apparso cosciente e in relazione con l'ambiente circostante». Non si parla tuttavia ancora di sciogliere la prognosi: questo accadrà presumibilmente non prima di una settimana, «perché lo scioglimento comporta anche indicare tempi di recupero e di guarigione che per ora non possiamo ipotizzare. Di sicuro, pur usando cautela, stiamo imboccando la strada giusta. Una strada che però rimane lunga e difficile: quando ci si trova in rianimazione, le cose possono cambiare molto rapidamente». I segnali positivi tuttavia ci sono tutti: «Il paziente ha trascorso una notte tranquilla, anche se è ancora sedato e ventilato meccanicamente. La situazione emodinamica è buona, gli scambi respiratori sono più che soddisfacenti: per questo cominceremo a farlo respirare da solo per alcuni momenti, abbandonando progressivamente l'ausilio dei macchinari. L'assenza di ulteriori complicanze e la stabilità della situazione degli ultimi giorni autorizzano un cauto ottimismo». Lo stesso del quale si è reso portavoce Michelangelo Rampulla, ex secondo portiere della Juventus e oggi dirigente della società che, uscendo dall'ospedale, ha confermato il positivo evolversi della situazione: «Sta un po' meglio, speriamo».
«Cosciente e in relazione con l'ambiente circostante», hanno detto i medici. Qualcuno ha poi voluto esagerare, affermando in tv che Pessotto avrebbe pianto guardando la partita dell'Italia e lo striscione a lui dedicato e sventolato da parte di Cannavaro e Zambrotta: peccato che nel reparto di rianimazione non ci sia alcun televisore e che il team manager bianconero non avrebbe potuto rimanere sveglio per quasi due ore. Resta il fatto che il peggio sembra davvero passato: con calma e (tanta) fatica, il Professore potrà tornare a una vita il più possibile normale, magari fregandosene delle mille voci che continuano a girare sui motivi che lo hanno portato a cercare il suicidio. Di sicuro, c'è il fatto che l'ex giocatore bianconero fosse in cura da uno psicologo da circa sei anni: nulla di male, ma certo il segnale di un malessere non recente, evidentemente aggravatosi con la concomitanza di un fatto scatenante, probabilmente legato all'ambiente familiare. Vicende private, delle quali forse un giorno se ne conosceranno i confini. Nel frattempo, è stata annunciata per i prossimi giorni un'intervista della moglie Reana a Novella 2000.
Di una cosa, quando si risveglierà, Pessotto sarà certamente messo al corrente: ovvero dell'amore e della vicinanza che i tifosi bianconeri hanno voluto testimoniargli anche ieri in occasione della marcia partita pro Juve. Un'adunata servita anche per lanciare un segnale allex terzino e famiglia: testimonianza di quanto il Professore fosse benvoluto dai tifosi bianconeri, che lo hanno spesso osannato dopo averne affisso due enormi poster sul retro delle camionette che hanno aperto il corteo. Finita la marcia, una delegazione di tifosi (cui si sono aggiunti Max Pisu, Massimo Carrera e Fabrizio Ravanelli) si è poi recata presso le Molinette per dare un ulteriore segnale di vicinanza all'ex calciatore.
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