Alessandro Parini
da Torino
Un solo bollettino medico, ieri, per fare il punto sulle condizioni di Gianluca Pessotto. Segno probabilmente che la situazione si sta evolvendo nel modo sperato, anche se nessuno osa sbilanciarsi circa i tempi di recupero dell'ex calciatore della Juventus, lanciatosi nel vuoto nella tarda mattinata di martedì a causa di una forte depressione. La prognosi non è stata ancora sciolta e non lo sarà neppure nelle prossime ore, ma resta tangibile la sensazione che il peggio possa essere passato.
Nella mattinata di ieri, peraltro, il «Professore» è stato sottoposto a un'operazione al piede destro «perfettamente riuscita»: un'operazione necessaria per ridurre la lussazione subita al momento dell'impatto con il terreno: «Le ossa sono state riposizionate - ha spiegato Antonio Solini, il primario che ha condotto l' intervento - e stabilizzate con dei fili. Aveva infatti delle lesioni complesse. Il piede era esploso e non era in condizioni di fare un passo. Esiste un rischio di necrosi, ma si saprà soltanto a distanza di mesi». «Le condizioni generali sono quelle di ieri (giovedì, ndr) - ha poi spiegato il direttore della rianimazione Pierpaolo Donadio -, Pessotto resta in prognosi riservata, ma per noi questa è già una buona cosa così come dimostra anche l'intervento cui lo abbiamo sottoposto: si è trattato infatti di un intervento salva funzione e non salva vita». Ovvero: se le condizioni del paziente non fossero state discrete, l'operazione non avrebbe avuto luogo. Donadio ha poi aggiunto che «più il tempo passa più la situazione si stabilizza, anche se restano tutti i rischi di complicazione che non si possono per ora ancora escludere».
In particolare i rischi per Pessotto potrebbero venire da un'insufficienza renale o da una polmonite: «Nessuna di queste due patologie di per sé costituisce un pericolo per la vita, tuttavia in pazienti politraumatizzati la scommessa è con quanti cartellini gialli sono in grado di sopravvivere: il nostro compito è quello di fargliene prendere il più possibile senza che questo lo espella dalla vita». Il direttore della rianimazione ha poi aggiunto che se Pessotto supererà la fase critica, non subirà né deficit motori né celebrali.
Senza illudersi più di tanto, insomma, va detto che l'attuale team manager della Juventus potrebbe essere sulla strada buona. Ieri, come del resto è sempre accaduto nei giorni precedenti, sono state numerose le persone che hanno voluto testimoniare vicinanza alla famiglia. Tra queste, oltre al presidente della Juventus Cobolli Gigli, tornato alle Molinette per la prima volta da quando ha assunto ufficialmente la carica, anche Don Aldo Rabino, parroco spirituale del Torino Calcio e amico personale dell'ex calciatore: «Credo che sia possibile che questo ragazzo così sensibile abbia sentito come un macigno questa vicenda del calcio che non è più il nostro calcio. Su uno come lui, anche se fuori dall'inchiesta, questo può aver pesato: è tra i ragazzi con più ricchezza umana e di valori, anche cristiani, che ho conosciuto». Una frequentazione che risale alla metà degli anni '90, quando Pessotto arrivò sotto la Mole vestendo la maglia granata, prima di trasferirsi in bianconero: «È uno di quei ragazzi che hanno qualcosa dentro. Non sono d'accordo con chi dice che fosse introverso, era semplicemente riservato. Credo che il Padreterno parli in mille modi, ma doveva proprio pagare il più pulito? Forse una cosa del genere scuoterà questo mondo malato, brutto, storto. Lui era uno di grande spessore interiore e mi ha colpito il fatto che in questi giorni nessuno abbia stigmatizzato il suo gesto».
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