da Milano
Giovedì ha pedalato tutto solo sulle strade della Riviera come ormai fa da tre anni a questa parte: da Andora a Sanremo, passando per due volte sulla Cipressa e due sul Poggio. Come un rito propiziatorio. Un esercizio mentale, più che fisico. Alessandro Petacchi ha percorso e ripercorso gli ultimi chilometri della corsa che fu sua due anni fa e che da sempre considera la corsa della sua vita. «Nessuna ha il fascino della Sanremo. Questanno poi che è quella del Centenario, il fascino è ancora maggiore», dice il capitano della Milram. «Non cè un favorito su tutti, sarà una corsa apertissima e difficile come sempre - spiega ancora -: Pozzato, Bennati, Freire, Boonen, penso anche Bettini, nonostante sia ammaccato. Ma ci sarò anchio, di questo sono sicuro».
«Freire, Bennati e Petacchi: sono questi gli avversari che temo di più». Filippo Pozzato, il campione in carica, prova a fare le carte alla corsa che tenterà di vincere per il secondo anno consecutivo. «Nei primi giorni della Tirreno, Freire sembrava andare forte - dice il vicentino - ma sui traguardi impegnativi, come mi ha anche confessato, non era al cento per cento. Oscar però ha vinto tre Mondiali e in volata sbaglia pochissimo: in una corsa così è il più pericoloso».
C'è poi il suo ex compagno di squadra Bettini: «Anche Paolo non è al massimo, ha una costola rotta e problemi di respirazione, ma sono certo che sarà lì a giocarsela».
Lui, Bettini, campione del mondo, gioca invece a nascondersi o a buttarsi giù, nel senso buono: «Mi sono già buttato giù a sufficienza e porto ancora i segni: una costola rotta e un livido sul costato che non mi fa respirare - dice -. Parto, ma non so cosa potrò fare. Se supero il Turchino posso sperare in qualcosa di buono, altrimenti la mia corsa finisce lì».
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