Petrolio in frenata ma resta aperta la partita del gas

Gli spagnoli di Gas Natural puntano a costruire due nuovi impianti a Taranto e Trieste

Paolo Giovanelli

nostro inviato a Barcellona

Due mesi fa circa, ad agosto, il petrolio era a 78,4 dollari al barile, venerdì ha chiuso a 56,8, il 28% in meno, mentre l’Opec ha annunciato il taglio alla produzione di un milione di barili al giorno. Ma come nell’inverno scorso gli annunci di aumento della produzione non frenavano il prezzo, adesso le anticipazioni sui cali produttivi non sembrano aver nessun effetto. Così la settimana che comincia vede le attese degli operatori per una ulteriore flessione delle quotazioni del greggio.
E mentre il petrolio sembra andare verso un periodo di «calma», il gas resta al centro dell’attenzione: «L’Italia dipende troppo dal metano» ha ribadito sabato il presidente dell’Enel, Piero Gnudi. A dire il vero l’Enel sta conducendo una battaglia su due fronti: rafforzare la propria presenza nelle centrali a carbone e crescere negli approvvigionamenti di gas. Sul fronte delle forniture c’è un grosso movimento: ancora settimana scorsa l’ad Eni, Paolo Scaroni, ha ribadito che il gruppo petrolifero vuole entrare nel settore del gas liquefatto e che intende costruire un liquefattore in Nigeria e rigassificatori in Europa e in particolare in Italia, se ce ne saranno le condizioni.
L’Italia è infatti il mercato europeo più attraente per il gas liquefatto: oltre a Eni e Enel (quest’ultima vuol costruire due rigassificatori, di cui uno in Sicilia), si stanno muovendo gli inglesi di British Gas (in difficoltà a Brindisi per l’opposizione locale) e gli spagnoli di Endesa e di Gas Natural.
Ed è proprio Gas Natural, che già gestisce impianti di rigassificazione in Spagna, a sembrare il più vicino all’obiettivo di ottenere il via libera per i due rigassificatori che vuol costruire, a Taranto e a Trieste, ciascuno con una potenzialità di 8 miliardi di metri cubi l’anno. Per dare una proporzione, l’Italia nel 2005 ha consumato circa 86 miliardi di metri cubi. Gas Natural è già presente in Italia attraverso reti di ditribuzione, soprattutto al Sud, che servono circa 300mila clienti. Poca roba, la società intende però crescere acquisendo nuovi distributori. E nel frattempo non esclude di potersi associare a gruppi italiani che intendano partecipare alla costruzione dei rigassificatori e che potrebbero diventare anche acquirenti del metano. Tra l’altro, anche se al momento non c’è alcuna trattativa concreta, nel terminale di Taranto potrebbe un domani essere associata British Gas, se l’opposizione delle autorità pugliesi a Brindisi dovesse dimostrarsi insormontabile.


All’approvvigionamento del gas, ha spiegato Alberto Toca, direttore di Gas Natural Internacional, provvederà Stream, la joint venture tra Gas Natural e il gruppo petrolifero spagnolo Repsol: la materia prima potrà arrivare dall’Africa occidentale o dai pozzi dell’America latina. In ogni caso, sostiene Toca, l’approvvigionamento è assicurato.

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