Economia

Il petrolio scende, la benzina no

Infuria la polemica sul caro carburanti. E il ritornello da tempo immemorabile è sempre lo stesso: quando il prezzo del petrolio sale, le correzioni verso l’alto dei prezzi alla pompa sono pressoché immediate, ma quando il barile di greggio perde valore la riduzione del costo di benzina e gasolio alle stazioni di servizio avviene con tutta calma. E se in passato lo sfogo di automobilisti e associazioni dei consumatori finiva con l’esaurirsi nel giro di qualche giorno, per riproporsi puntualmente a distanza di alcuni mesi, ora, con la crisi economica che imperversa e le incognite sul futuro, la situazione è diversa e impone un intervento rapido e concreto per frenare la corsa dei prezzi, appesantita anche dalle recenti decisioni sulle accise.
La domanda che ci si pone in queste ore è la seguente: perché, quando nel 2010 il petrolio quotava in media come ai valori odierni (81-84 dollari il barile) la benzina costava più o meno 1,42 euro al litro, e ora oscilla attorno a 1,60 euro? Adusbef e Federconsumatori sono subito partite all’attacco: «Tutto ciò è inaccettabile - affermano le due associazioni dei consumatori - soprattutto in una fase di grave crisi delle famiglie e del Paese ed è perciò che, oltre le denunce, metteremo in campo tutte le iniziative di contrasto, politiche e legali».
«Rispetto al 2010 - spiegano in una nota Adusbef e Federconsumatori - si evidenzia un incredibile differenziale di ben 18 centesimi al litro che provengono, guarda caso, da maggiori ed equivalenti introiti, sia indebitamente da parte della filiera petrolifera per 9 centesimi, sia da parte dell’Erario per maggiori tasse decise dal governo. Ogni pieno grava sull’automobilista 9 euro in più, pari a 216 euro all’anno». Secondo un’indagine del Centro studi Promotor GL events, «nel primo semestre di quest’anno gli italiani hanno speso per i carburanti da autotrazione 30,7 miliardi di euro, ovvero 3,9 miliardi in più considerando i primi sei mesi del 2010». «Di questa imponente spesa alla pompa - osserva la nota - ben 15,1 miliardi sono andati al fisco, che ha incamerato dai consumi di benzina e gasolio per autotrazione 669 milioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente». Promotor sottolinea anche come, sempre tra gennaio e giugno di quest’anno, «al calo del 5,1% dei consumi di benzina, è corrisposto un aumento della spesa pari al 5,8%».
Logico, a questo punto, per il centro studi guidato da Gian Primo Quagliano, che il caro-carburanti stia incidendo pesantemente sulle vendite di automobili in Italia (-10,7% in luglio). «Agli automobilisti - precisa l’analista automotive - è stato somministrato un cocktail micidiale fatto di aumenti dei costi dei carburanti e dei premi di assicurazione, rincari delle accise sui carburanti, riordino dell’Ipt e incremento fino a 3,5 punti percentuali delle imposte sulle assicurazioni. È quindi evidente che la propensione all’acquisto di nuove auto non può essere alta».
Del caro-carburanti se ne sta occupando il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, che il mese scorso ha incontrato i petrolieri sollecitando «tempestività dell’adeguamento dei prezzi, non solo in salita, ma anche in discesa».

Messaggio non ancora recepito.

Commenti