Pgt, la revoca costa sempre di più. Col nuovo vincolo altri 100 milioni

La «tabula rasa» del Piano regolatore ha conseguenze pesantissime per il Comune che ora dovrà restituire gli oneri di urbanizzazione già pagati per i «fuori sagoma»

Pgt, la revoca costa sempre di più. Col nuovo vincolo altri 100 milioni

La faccenda è burocraticamente molto complessa. Ma il risultato è chiaro: da 70 (nel migliore dei casi) a 100 milioni di euro che il Comune deve restituire ai costruttori. Impoverendo le casse di Palazzo Marino e trovandosi costretto a pescare nuovamente nelle tasche dei milanesi. La causa di tutto, ancora una volta la revoca del Pgt, il Piano di governo del territorio voluto dalla giunta Moratti e rinviato a un futuro lontano dal sindaco Giuliano Pisapia lo scorso 11 novembre. Trovandosi così costretto fra l’altro, perché questa è solo una delle conseguenze, a restituire questi 100 milioni di euro già incassati per gli oneri di urbanizzazione legati all’abolizione della norma che impediva di ricostruire edifici che fossero «fuori sagoma» rispetto a quelli abbattuti. «Che senso ha - spiega il capogruppo del Pdl in Comune Carlo Masseroli (nella foto) che del Pgt è stato l’anima - obbligare a ricostruire con la forma di un capannone se si è tirato giù un capannone? Un vincolo ingiustificato». Ma riportato in vita lo scorso 21 novembre da una sentenza della Corte costituzionale che dichiara l’illegittimità delle norme regionali sulla costruzione di nuovi edifici e sulla ristrutturazione di quelli esistenti. E così la dichiarazione di illegittimità per migliaia di concessioni già rilasciate per opere edilizie oggi in costruzione. E su cui i costruttori hanno già pagato gli oneri spinti anche dall’approvazione il 13 agosto del Decreto sviluppo che ha promosso nuove norme a sostegno del settore delle costruzioni.
Ora la palla è passata alla Regione che però ha rimandato a gennaio o febbraio le modifiche alla Legge urbanistica. Unica speranza per il Comune di tenere in cassa quei 100 milioni di euro. «Solo la Regione - aggiunge Masseroli - può togliere le castagne dal fuoco. Ma il Comune deve prendere posizione e dire chiaramente di non volere il vincolo del “fuori sagoma”. Una posizione di liberalizzazione dell’approccio all’edificazione che contrasta nettamente con la visione dirigista di Pisapia e dei suoi assessori». Chiaro che il Comune ora è di fronte a un bivio: o decidere di mantenere i diritti ormai acquisiti di chi ha già cominciato a costruire e pagato gli oneri o bloccare tutto e restituire i soldi. Un conto piuttosto salato con gli uffici, racconta Masseroli, che «stano esaminando i progetti uno a uno». Il risultato? «I lavori sono fermi e le imprese nel panico, gli uffici del Comune non danno risposte perché sono paralizzati e la politica tace. Il Pgt, invece, dava una risposta efficace all’illegittimità sollevata dalla Corte costituzionale».

E il rispetto del territorio? «L’estetica della città - replica Masseroli - non si salva con un incremento di burocrazia. A esaminare la qualità dei progetti c’è la Commissione urbanistica». Sono già pronti i ricorsi degli imprenditori.

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