Cultura e Spettacoli

«Più che i serpenti temo il confronto con nonno Charlot»

Oona Chaplin è la protagonista con mamma Geraldine dell’horror di Stefano Bessoni che si gira a Torino

da Torino

Giocare a mamma e figlia diverte le bambine ma quando le due si chiamano Chaplin e dicono d’avere paura l’una dell’altra, è più d’un semplice gioco. Si tratta di cinema, di quello horror condito da terrore e segreti, serpenti e strumenti di tortura, pezze insanguinate e alambicchi, ora di scena a Torino, dove presso i faraonici studi Lumiq, polo d’eccellenza nostrano (ci ha girato Cronenberg), Geraldine Chaplin, l’attrice classe 1944 figlia del celebre Charlie, e la di lei figlia Oona, nata dal terzo matrimonio di Geraldine (col regista cileno Patricio Castilla) si confrontano nell’Imago mortis, l’«immagine della morte» vista dal regista romano Stefano Bessoni.
La vertiginosa coproduzione italo-iberico-irlandese, distribuita da Medusa a fine anno e che, nel cast, annovera lo spagnolo Alberto Amarilla, notato in Mare dentro di Amenabar, è capitanata da Sonia Raule, qui dea ex machina d’un incontro fatale. Organizzando il casting, per trovare la protagonista Arianna, la scelta è caduta su Oona, fresca e solare. Alla prova dei vestiti, ho chiesto: «Ma sei parente di Geraldine?» e lei ha risposto: «È mia madre», ricorda Sonia, nota alle cronache mondane per i legami importanti, prima con un erede Agnelli e attualmente con il manager Franco Tatò. Al di là dell’aneddoto, comunque, che parla del treno di vita di certe importanti famiglie internazionali, Geraldine e Oona partecipano a un gioco di specchi, all’interno di una fantasia gotica, ambientata in età barocca.
Quando lo scienziato Girolamo Fumagalli (Franco Pistoni), ossessionato dall’idea di riprodurre le immagini, scoprì la Thanatografia, cioè la trascrizione, su supporto sensibile, delle ultime immagini, fissate sulla retina di colui che muore di morte violenta. E se Leonardo da Vinci subì un processo, per aver sezionato cadaveri, Fumagalli fu condannato a morte. E quella storia infame, ora, rivive in una scuola di cinema, dove l’orfano Bruno (Alberto Amarilla), per mantenersi agli studi, di notte lavora presso l’archivio scolastico. E chi farà compagnia al solitario giovanotto? Oona Chaplin, qui Arianna, studentessa dal carattere aperto, lo stesso che dimostra la ventunenne rampolla. «Sono spaventata dall’idea di reggere al confronto con mia madre, un mostro di bravura», dice la ragazza, che non ha conosciuto nonno Charlot. Occhi neri vispissimi, un baschetto bianco col fiore di panno calcato sulla zazzera scura, stivaletti di camoscio e calzettoni da collegiale, Oona (che ha lo stesso nome della nonna ‘O Neill, a sua volta erede del drammaturgo irlandese e sposa di Charlie) è al suo secondo film. Il terzo, si è saputo, sarà il prossimo 007, dove lei avrà una particina, glorificata anche dalla copertina di Vanity Fair. «Il primo s’intitolava Art in Las Vegas e trattava, in senso negativo, della tecnologia avanzata, il mostro di noi contemporanei», spiega l’attrice in erba, che ha studiato recitazione a Londra, dove vive, presso la Royal Academy of Dramatic Arts. «Essere all’altezza delle aspettative, non è uno scherzo. La mia è una famiglia di notevole peso artistico, ma cerco di fare del mio meglio. Il titolo provvisorio del film non mi piace: si riferisce esplicitamente alla morte. Preferirei Luz et umbras», suggerisce Oona, mangiando alla mensa degli studios sabaudi e mescolando allegramente latino, spagnolo e inglese.
Di fronte a lei, il padre regista (prepara Cosas que pasan, film impegnato sui desaparecidos cileni) bofonchia qualcosa su quanto sia difficile tenere insieme due donne così, che per fortuna sono «persone carine e distanti». Geraldine, infatti, si divide tra l’Argentina e la Svizzera, dove, a Vevey, c’è la casa di famiglia, buona per radunare gli innumerevoli parenti nelle feste comandate, mentre Oona ha la residenza inglese. «Mi fa più paura lavorare insieme con mia figlia, che vedermi di fronte gli orrendi serpenti sul set. Del resto, il mio personaggio di vecchia aristocratica, la contessa Orsini, non arretra di fronte a nulla. Neanche quando, in una scena, un serpente fa per darmi un bacio alla francese!», gioca Geraldine, magra come un chiodo e rimpannucciata in modo buffo e colorato. «Ero terrorizzata dall’idea di lavorare con Oona, perché i figli vogliono genitori perfetti. Ma poi mi son resa conto che avevo di fronte Arianna, non mia figlia, tant’è brava, la mia bambina». Domenica Geraldine andrà a Napoli, per girare insieme con la Cucinotta L’imbroglio di Vicente Arau.

«Faccio la nonna e, dopo tutti gli spaventi di Torino, spero di non arretrare davanti alle montagne di spazzatura». Auguri, Geraldine!

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