da Roma
Una proposta di legge per modificare le norme relative al matrimonio tra un cittadino italiano e uno straniero, con particolare riguardo allo straniero di religione musulmana è stata presentata ieri dai deputati Jole Santelli (Fi), Daniela Garnero Santanchè (An) e Khaled Fouad Allam (Dl). La nuova legge serve a semplificare le norme esistenti attraverso tre punti: il primo per il rilascio del nulla osta da parte del Paese di provenienza; il secondo contro certificazioni false; lultimo prevede lapplicazione della legge italiana per chi vuole sposarsi. «Se una donna musulmana vuole sposare un italiano - ha spiegato il deputato Santelli - oggi deve richiedere un certificato anagrafico al consolato del suo Paese. Ma il documento non viene rilasciato senza la certezza che il futuro marito sia della stessa religione o si sia convertito. Ma questo è contrario alla legge italiana che prevede la libertà di religione nella Costituzione». Senza nulla osta, una donna musulmana può rivolgersi ai tribunali italiani. «Ma il problema - ha detto la Santanchè - è che anche ai nostri tribunali occorre una prova: un documento del consolato il quale attesti che il nulla osta è stato rifiutato per motivi religiosi. Altrimenti le leggi italiane non possono essere applicate». «Non possono esserci due Stati e un matrimonio - ha aggiunto - perché significa che da un lato cè la legge della Sharia e dallaltro la legge italiana».
Per Allam, la proposta di legge è «una buona pratica e un buon esempio di come lavorare sulla norma e sulla conflittualità culturale. Perché bisogna rimettere lorologio sullora della modernità».
Alla presentazione del disegno di legge ha partecipato anche Souad Sbai, presidente dellAssociazione donne delle comunità marocchine in Italia: «Ho scelto di vivere in Italia - ha affermato Souad Sbai - per il diritto alluguaglianza tra uomo e donna. Ma lItalia segue la Sharia per le musulmane. Sono forse donne di serie B?». Sbai ha detto inoltre che la sua associazione è «pronta a manifestare qualora la proposta di legge non venga approvata».
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