Francesco Casaccia
nostro inviato a S.Margherita Ligure
Per il suo debutto come nuovo leader dei giovani imprenditori, Matteo Colaninno, lancia un messaggio forte ai suoi «colleghi». Anzi, li sferza facendo una seria autocritica: «Se la rendita prevale sul profitto - ammette - la società si ammala e le forze dello sviluppo declinano a vantaggio degli interessi parassitari». Questanno, labituale appuntamento degli imprenditori junior a Santa Margherita si carica di unaspettativa in più. È il «battesimo» di Colaninno, succeduto da meno di due mesi ad Annamaria Artoni. E le attese non vengono deluse. Le sue tesi sulle imprese familiari rappresentano una fotografia realistica del settore. Con luci e ombre. Ma soprattutto con una forte autocritica. «Non possiamo dimenticare - dice - che il vero punto debole del sistema Paese è la prevalenza della rendita sul profitto». Solo in questo in linea con quanto sostenuto allassemblea di Confindustria dal presidente Montezemolo, Colaninno indica la rotta da seguire. «La lotta alle rendite deve diventare la bussola del ceto dirigente del Paese e di chiunque voglia ricostruire leconomia e la società italiana per renderle competitiva e dinamica».
Insomma, «è necessario» mettere in campo meccanismi che «diano allItalia più industria e meno finanza speculativa». Lautocritica di Colaninno prosegue. «Per costruire una società che attribuisca il giusto valore allo spirito imprenditoriale, è necessario avere il coraggio di guardare anche in casa nostra». Questo significa che «dobbiamo combattere al nostro internolevasione fiscale e il sommerso», fenomeni comuni in tutti i Paesi avanzati ma che da noi assumono proporzioni gigantesche. «Dobbiamo dire no al capitalismo rapace». Dallautocritica alle proposte. Dopo aver ricordato che «le famiglie imprenditoriali sono oggi il motore primo delleconomia italiana e lo saranno ancora nei prossimi decenni», Colaninno dice che «è giunto il momento di mettere gli oltre 5 milioni di imprese familiari al centro dellagenda politica e delle strategie del sistema Paese». Per sopravvivere nel mercato globale, «dobbiamo avere il coraggio di ammettere che le forze della famiglia possono risultare insufficienti sotto due aspetti: le capacità gestionali e le risorse finanziarie». La strada, quindi, è obbligata e deve passare attraverso «la strategia dellapertura». Solo aprendo le porte delle imprese «a manager e capitali esterni» si può raggiungere quella «dimensione minima» per competere sui mercati internazionali. Ma crescere in Italia, ammette, «è un percorso a ostacoli» che limpresa di famiglia è costretta a compiere «spesso in splendida solitudine». A cominciare dallaccesso al credito. Nelle banche, quindi, dovrebbe aumentare la concorrenza per garantire «un maggior supporto nellinternazionalizzazione delle nostre piccole imprese». Ma «è illusorio» credere che il peso del deficit di credito possa essere risolto solo con un nuovo rapporto con le banche. Bisogna riuscire in Italia ad attrarre i capitali attraverso gli strumenti di venture capital e private equity. «Abbiamo un fortissimo bisogno - dice Colaninno - di politiche industriali su scala europea e nazionale». Nonostante il referendum francese sulla Costituzione Ue, imprese e cittadini italiani «hanno bisogno di unEuropa più forte». Ma il per rilanciare il sistema industriale italiano resta lo Stato. «è necessario premiare gli imprenditori che crescono, innovano, internazionalizzano». Il decreto sulla competitività, approvato di recente, «ha dato una prima positiva risposta. Ma è una risposta parziale. Se rimanesse lunica, sarebbe come unaspirina somministrata a un malato grave». Non dovrebbe essere così. «Ho appena parlato con il ministro dellEconomia, Domenico Siniscalco - annuncia Colaninno - e mi ha ribadito lintenzione del governo di procedere a nuovi interventi a sostegno della competitività».
Il presidente degli imprenditori junior chiede anche una strategia-Paese per la Cina, lIndia, il Brasile e la Russia. Vale a dire, i mercati che guideranno lo sviluppo mondiale nei prossimi anni.
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