Fausto Biloslavo
Sei caccia bombardieri a Kabul, un mini contingente della Guardia di Finanza ad Herat ed unità delle forze speciali sono i reparti che lItalia ha messo a disposizione, in ambito Nato, per la stabilizzazione dellAfghanistan. Dispiegamenti già pianificati, ma non ancora approvati dal governo Prodi, che deve fare i conti con la sinistra radicale i cui esponenti vorrebbero ritirarsi da tutte le missioni allestero. Ieri, secondo il sito di Panorama on line, si ipotizzava «un accordo per il rafforzamento della nostra presenza militare a Kabul in seguito al ritiro delle truppe da Nassirya» e di unità navali nel contesto della missione Enduring freedom, di guerra al terrorismo. Una scelta alla Zapatero, il premier di Madrid che in un battibaleno richiamò in patria tutti i soldati spagnoli in Irak e poi rafforzò il contingente presente in Afghanistan.
I sei caccia bombardieri Amx del 51° Stormo di Istrana e del 32° Stormo di Amendola, destinati allaeroporto di Kabul, erano stati messi a disposizione della Nato dallex ministro Antonio Martino, un anno fa. Oltre ai velivoli sono previsti circa cento uomini di personale. Si tratta di aerei utilizzati per lattacco al suolo in appoggio alle truppe impiegate sul terreno. In Afghanistan le regole dingaggio dovrebbero prevedere solo voli di ricognizione nel contesto della missione Isaf della Nato. Missione che si sta espandendo a sud, dove non demordono guerriglieri talebani e terroristi di Al Qaida.
I piloti italiani si stanno già addestrando, anche per i voli notturni e secondo i piani avrebbero dovuto operare in Afghanistan da fine giugno, ma nessuno ha ancora preso una decisione. A metà maggio il capo di stato maggiore dellaeronautica, generale Leonardo Tricarico, aveva dichiarato: «L'unico auspicio è che non sia una decisione di oggi per domani, che ci vedrebbe comunque pronti a partire però con dei disagi che sarebbe meglio evitare».
In Afghanistan è previsto anche larrivo della Guardia di Finanza, come ha ricordato il sottosegretario agli Esteri Gianni Vernetti in una recente intervista al Corriere della sera. Due mesi fa se ne parlava liberamente ad Herat, ma oggi lufficio stampa dello stato maggiore della Difesa a Roma sostiene di averlo appreso dai giornali. Nessuna informazione arriva dallAfghanistan, dove gli addetti stampa dei contingenti italiani hanno ricevuto un ordine di black out assoluto sui futuri dispiegamenti. Per fortuna la Guardia di Finanza ha inviato a Il Giornale una scheda in cui si ammette che «la Guardia di Finanza sarà presto chiamata a dispiegare le proprie potenzialità in unarea geografica estremamente delicata: lAfghanistan». Nel comunicato si legge che «il Corpo fornirà un contingente altamente specializzato per lassistenza alla riorganizzazione della polizia di frontiera afghana».
La missione si trova in una fase preparatoria «molto avanzata» e si occuperà di addestrare la polizia di frontiera afghana ad Herat, il capoluogo occidentale, vicino al confine con lIran. Per ora sono previsti «un comandante, due ufficiali e sei sottufficiali» della Guardia di finanza, ma due mesi fa si parlava di numeri e compiti più consistenti. Il mini contingente avrebbe dovuto essere formato da 40-70 finanzieri per svolgere anche attività di addestramento e controllo, al fianco della polizia afghana, nei posti di frontiera delicati come quello con lIran e probabilmente con il Turkmenistan. Si tratta di porte dingresso di merci di tutti i tipi e di uscita delloppio afghano, che raffinato in eroina invade i mercati europei.
Largomento più tabù, dellampliamento della missione italiana in Afghanistan, riguarda i corpi speciali. La rivista Analisi Difesa di febbraio aveva anticipato che è previsto linvio «di uno o due distaccamenti di incursori che saranno assegnati al comando forze speciali (S), che raccoglie tutte le unità di questo tipo messe a disposizione dagli alleati».
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