Cronaca locale

«Con più treni abitare a Corsico sarà un inferno»

I lavori per il raddoppio della linea proseguono, ma sulla Milano-Mortara-Alessandria tira sempre aria di burrasca. Se i pendolari sono sempre più esasperati dai ritardi e dalle cattive condizioni igieniche dei treni (certificate dai controlli di Arpa e Nas nello scorso gennaio), chi abita nei pressi della ferrovia non se la passa meglio.
È il caso di 7mila residenti nel comune di Corsico, che da anni lottano perché il raddoppio ferroviario non trasformi le loro vite in un inferno. Tempo fa hanno formato un vero e proprio comitato per far sì che l'ampliamento dei binari non si realizzi in contrasto con le leggi sull'inquinamento acustico e per la tutela dell'ambiente. «Noi siamo a favore del raddoppio - esordisce la portavoce Rosella Blumetti -. Non vogliamo di certo metterci contro le istanze dei pendolari. Semplicemente nutriamo dubbi sui progetti portati avanti da Rfi-Italferr».
Il piano d'esercizio delle Ferrovie risale al 2002 e prevede, a lavori ultimati, il passaggio sulla linea di circa 180 treni diurni e 45 notturni. A separare i binari dalla strada dovrebbe essere innalzato un muro di cemento grigio alto sei metri. Proprio in quello stesso anno il ministero dell'Ambiente e la Regione disposero 55 prescrizioni che avrebbero dovuto essere assolte prima dell'inizio dei lavori. «Ma queste prescrizioni non sono state rispettate, ce lo ha confermato l'assessore Cattaneo - protesta la Blumetti -. E i lavori sono partiti senza tener conto delle normative sull'inquinamento acustico approvate in consiglio comunale a Corsico». Al fianco del Comitato si è schierata anche l'amministrazione, sindaco Sergio Graffeo in testa, che ha portato avanti inutilmente la battaglia per ottenere l'interramento della tratta Milano-Corsico.
Il progetto, commissionato al Politecnico, è stato però accantonato per la mancanza di fondi e, a detta di Graffeo, «per l'indisponibilità al dialogo della giunta Moratti». L'amministrazione di Corsico ha poi presentato nel luglio scorso un ricorso al Tar per denunciare le irregolarità riscontrate. Nello stesso periodo, anche la procura della Repubblica di Milano ha aperto un'indagine.
Vicende giudiziarie a parte, i soggetti e le istituzioni coinvolti si stanno impegnando per trovare una soluzione che accontenti tutti e non rimandi il compimento dell'opera del raddoppio, che dovrebbe essere completato, secondo le stime della Regione, entro due anni. «Ci stiamo confrontando con Rfi - dice Graffeo - per trovare un progetto alternativo. Con il Politecnico stiamo ragionando su barriere antirumore composte da una pista ciclabile sopraelevata, posti auto a ridosso della ferrovia e la copertura della parete con pannelli fotovoltaici che potrebbero fornire le risorse per l'illuminazione della zona. Per ora siamo ancora in fase di studio di fattibilità».
Intanto dal Comitato qualcuno storce il naso. «Sono anni che tutti ci propinano cifre differenti - dice la Blumetti - e fanno promesse. In concreto però non si è fatto nulla. E sì che nell'area ci sono in ballo diversi progetti per la riqualificazione del territorio, che rischiano di essere ridimensionati o perduti.

Sarebbe incredibile che in Lombardia si realizzino ancora opere obsolete in barba alla volontà dei cittadini e al rispetto dell'ambiente».

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