Così, per dire cosè questo Giornale e qual è il metodo che ci piace. Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un intervento di un nostro lettore che se la prendeva con gli allestimenti moderni delle opere liriche e con le continue lamentele degli «operatori culturali» - di quelli veri e di quelli fra autovirgolette - per i tagli alla Finanziaria. Intervento che, in gran parte, condividevamo, tanto da averlo ritenuto degno della prima pagina.
Lho anche scritto io personalmente: la cultura sarebbe lunico settore che non meriterebbe mai tagli. Almeno così avviene nei paesi civili. Ma a patto che sia cultura vera. A patto che, dietro la definizione di «cultura» non si vogliano nascondere eventi, musei, fondazioni o altro che in realtà rendono poco o nulla, non solo dal punto di vista economico (che ci sta), ma anche e soprattutto dal punto di vista culturale (e questo non ci sta). La provocazione sulla pletoricità del sistema museale in città che abbiamo lanciato allassessore Luca Borzani - peraltro uno dei pochi titolati a parlare di cultura senza virgolette - va proprio in questa direzione.
Dopo la pubblicazione della lettera, altri lettori ci hanno telefonato o scritto per dire la loro sul tema, quasi tutti daccordo col primo. Il «quasi» è relativo al sovrintendente del Carlo Felice Gennaro Di Benedetto, lettore fra i lettori, praticamente il primo degli imputati dal contenuto di quellintervento. Di Benedetto - a cui va il grandissimo merito di aver fatto rinascere il Carlo Felice e che è il capo genovese della rivolta contro i tagli alla cultura e allo spettacolo in Finanziaria - ci ha dato la sua disponibilità a rispondere a tutte le nostre obiezioni. Disponibilità che abbiamo colto al volo e di cui leggerete domani il risultato: nelle vesti di pubblico ministero ci sarà il nostro Ferruccio Repetti.
Tutto questo per dire che il «metodo Di Benedetto» è quello che preferiamo: possiamo essere in disaccordo su tutto o su qualcosa, possiamo non condividere poco o molto, possiamo anche litigare, ma di fronte alla possibilità di discutere e confrontarci non ci tiriamo certo indietro. E credo che la disponibilità del sovrintendente sia già una risposta alle dure critiche del lettore ospitato in prima pagina. E anche alle nostre.
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