Il piano di Carboni rovinato dalla giunta Cappellacci

Il business sardo dell'energia eolica: a marzo approvato un regolamento che ha "deluso" la loggia ipotizzata dai pm. Secondo l'accusa a mandare a fondo i progetti del sodalizio è stata l'indagine sul G8

Il piano di Carboni rovinato dalla giunta Cappellacci

Era «l’inchiesta sull’eolico», ma a leggere l’ordinanza, il business sull’energia alternativa diventa quasi marginale rispetto al cuore dell’indagine del pm romano Rodolfo Sabelli, che ormai punta sull’esistenza di una «organizzazione segreta». L’eolico diventa così solo uno degli episodi contestati per motivare l’arresto dell’imprenditore di origini sarde Flavio Carboni e dei suoi presunti sodali, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino. Al centro di tutto, il «forte impegno profuso» da Carboni, da luglio 2009, per far nominare al vertice dell’Arpas (l’agenzia sarda per l’ambiente) Ignazio Farris. Una nomina che arriva alla fine di agosto, e per ottenere la quale Carboni secondo i Pm avrebbe pressato il coordinatore del Pdl Denis Verdini perché intercedesse col presidente sardo Ugo Cappellacci. Ma Carboni, che con l’eolico già faceva affari nella Sardegna guidata da Renato Soru, con quella nomina (comunque contestata dai Pm come irrituale, in mancanza della «procedura a evidenza pubblica» prevista dalla legge regionale) ci fa poco. Quello che gli serve è una decisione della giunta di Ugo Cappellacci con cui si concedano all’Arpas i poteri di gestire «in proprio» le concessioni per l’installazione di impianti per l’energia eolica. Tanto che la stessa ordinanza mette in evidenza i «tentativi diretti a ottenere l’approvazione da parte della giunta di una delibera che, attribuendo la competenza a trattare l’iter per la concessione delle autorizzazioni in materia di energia eolica all’Arpas, di fatto renda per il gruppo più semplice il conseguimento di tali concessioni».
La chiave è tutta qui. Solo che quando, il 12 marzo 2010, la giunta Cappellacci approva il regolamento, il «contenuto sembra deludere le aspettative di Carboni». Il provvedimento stronca ogni ambizione dell’imprenditore. Perché «viene prevista la costituzione di una società per azioni a partecipazione pubblica, alla quale dovrebbe essere affidata la produzione di energia eolica, con conseguente blocco dell’iniziativa privata nel settore». Sembra l’ennesima «figuraccia» per la «Spectre» di Carboni&co immaginata dalla Procura di Roma. Tanto che, intercettato al telefono, lo stesso Cappellacci commenta così l’adozione del nuovo regolamento: «Eh, va be’, se la prendono in culo, guarda (...) che se la prendano tutti quanti in culo... ci liberiamo da mille (...) a parte il fatto che secondo... io... questa è la soluzione, l’unica vera che porta a un risultato concreto per la Sardegna. Numero uno. Numero due, io di... di essere sollecitato mattina, sera e anche di notte da (inc) che ti chiede (...) cioè lo sai bene, io mi son rotto i coglioni. Da oggi in poi, caro Franco, mi dispiace hanno abbassato la serranda. È chiusa la bottega (...) e, e andate a rompere i coglioni da un’altra parte che qua non è cosa di romperci i coglioni insomma. Basta, mi son veramente rotto le palle. Comunque rotture di palle a parte io credo che questa sia la soluzione, adesso».

Ma per l’ordinanza, ad affondare i piani del sodalizio è stata l’inchiesta sul G8. Verdini era indagato a Firenze, e tanto sarebbe bastato, per i Pm, a determinare «il fallimento delle pressioni».

Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica

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