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Via al piano casa per 50mila famiglie

RomaIl piano del governo per il social housing - un progetto che prevede la costruzione di 50mila alloggi in cinque anni per le fasce sociali più svantaggiate - entra nella fase operativa. I ministri Giulio Tremonti e Altero Matteoli hanno firmato ieri l’ultimo atto formale prima del «via»: il decreto per la scelta della Sgr (la società di gestione del risparmio) che dovrà gestire il fondo immobiliare. Entro aprile saranno convocate le Regioni e sarà pubblicato il bando di gara per l’attivazione dei fondi immobiliari di housing sociale. Nel complesso, il piano attiva finanziamenti pubblici e privati per un valore di circa 4 miliardi di euro.
Il programma vuole aiutare i cittadini più deboli - giovani coppie, sfrattati, anziani soli - a uscire dalla precarietà per quanto riguarda la loro abitazione. Oltre al miliardo di euro messo a disposizione dalla Cassa depositi e prestiti, ai finanziamenti si sono aggiunti fondi provenienti dalla due maggiori banche italiane e dalle due più importanti compagnie assicurative, oltre che da una decina di casse di previdenza private. Mentre le Fondazioni bancarie stanno costituendo i fondi territoriali indispensabili per ampliare l’impatto del fondo nazionale della Cassa depositi. Quest’ultima ha giocato, rileva Tremonti, «un ruolo fondamentale» nel piano. Pubblico e privato insieme, dunque, per un fine sociale essenziale come la casa per i più deboli.
I fondi vengono suddivisi su più canali. Duecento milioni di euro sono destinati all’acquisto, il recupero e la nuova costruzione di alloggi dell’edilizia residenziale pubblica (Comuni ed ex Iacp). Altri 140 milioni sono destinati, appunto, al bando di gara per la scelta della società che dovrà gestire il fondo immobiliare, attivando fondi «dell’importo presumibile - spiega il ministro delle Infrastrutture, Matteoli - da 1 a 3 miliardi di euro. Tra fondi nazionali e locali l’importo dei finanziamenti si aggira intorno ai 4 miliardi di euro. Il progetto prevede 377,8 milioni per gli accordi di programma con le Regioni, sempre finalizzato all’housing sociale, mentre le stesse Regioni hanno completato le procedure di selezione per i lavori per alloggi a «canone sostenibile», dunque a fitti bassi, per un investimento di 280 milioni di euro.
Il via libera operativo al piano casa «sociale» segue di pochi giorni la liberalizzazione delle ristrutturazioni interne, inserita nel decreto incentivi. Il provvedimento elimina l’obbligo della Dia (denuncia di inizio attività) per gli interventi di manutenzione straordinaria, e consente ai proprietari di effettuare liberamente lavori interni con soli tre vincoli: non spostare i muri portanti, non aumentare la superficie o la volumetria dell’immobile; non fondere più unità immobiliari in una, o all’opposto suddividerne una in diverse unità.
La liberalizzazione viene concessa «salvo norme regionali contrarie». L’applicazione del provvedimento è libera, per il momento, in Friuli Venezia Giulia e in Sardegna.

Ma secondo l’interpretazione dell’associazione dei costruttori (Ance) «il decreto innova e supera l’attuale legislazione regionale», e dunque le Regioni contrarie dovrebbero varare legislazioni ancora più restrittive per bloccare tutto. È chiaro che molto dipenderà dall’esito delle imminenti elezioni regionali.

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