Roma

Piano rom: i municipi chiamati a collaborare

IL REGOLAMENTO Prevede un presidio di vigilanza gestito dalla polizia e dai vigili e un presidio socio-sanitario

Piano rom: i municipi chiamati a collaborare

La data di presentazione del nuovo Piano dei campi rom slitta al 22 gennaio prossimo. Lo ha annunciato ieri il sindaco Gianni Alemanno al termine della riunione con i presidenti dei municipi in Campidoglio, chiamati dall’amministrazione capitolina e dal prefetto, Giuseppe Pecoraro, a discutere le linee guida del progetto. Entro questa data i minisindaci dovranno individuare le aree in ciascun municipio da destinare ai campi nomadi, in modo da poter chiudere quelli che oggi sono in condizioni inaccettabili.
«Il nostro obiettivo è quello di ridurre il numero dei nomadi all’interno della regione - ha spiegato Alemanno - per questo avvieremo un percorso di espulsione di tutti coloro che sono al di fuori della legalità e di integrazione per quelli che rimangono, avendo cura di non creare disagi alla popolazione e facendo in modo che i campi siano distanti dai centri abitati». Si apre dunque un processo di concertazione con i municipi per la redazione del Piano nomadi cittadino e l’individuazione delle nuove aree da destinare agli accampamenti. «Ma se nessuno farà proposte sarà il prefetto a decidere sulle nuove aree», avverte il sindaco. Già disposta la chiusura di 6 insediamenti: Casilino 900, Tor de’ Cenci, La Martora, la Monachina, Boiardo, Foro Italico. L’assessore alle Politiche Sociali, Sveva Belviso, ha spiegato che si stanno elaborando nuove collocazioni per questi insediamenti da spostare. «Per questo - ha aggiunto - il prefetto ha fatto un’interpellanza ai presidenti della Regione e della Provincia e al sindaco, che lo ha riproposto ai municipi». Dal canto suo, il primo cittadino non ha escluso lo spostamento di alcuni campi nomadi in provincia e ha ricordato che in Francia c’è una legge nazionale che impone a ogni comune di avere delle quote di accoglienza, in modo da evitare concentrazioni in un unico punto.
Il regolamento attuativo, che sarà presentato in Giunta e poi in consiglio comunale per l’approvazione, prevede un presidio di vigilanza interno ai campi legali gestito dalla polizia e dai vigili e un presidio socio-educativo-sanitario per garantire l’integrazione dei nomadi. È inoltre prevista una Carta dei diritti e dei doveri a cui gli abitanti dei campi dovranno attenersi, pena l’espulsione dal territorio comunale. La proposta di trovare nuove aree ha trovato un’accoglienza tiepida da parte dei presidenti di municipio presenti all’incontro di ieri. Pollice verso dal minisindaco del V municipio, Ivano Caradonna, che ha ribadito la sua contrarietà a ogni ipotesi di nuovi insediamenti. Contrarietà espressa anche dal presidente del XII municipio, Pasquale Calzetta, che pur apprezzando le linee guida del piano ha ricordato la presenza nel suo territorio dei campi di Tor de’ Cenci e di Castel Romano e di quello abusivo di via Boccabelli.
Il presidente del III municipio, Dario Marcucci, mette invece le mani avanti e precisa: «il nostro è un municipio centrale e non ci sono zone lontane dai centri abitati da destinare ai campi rom». Ma quanti sono i nomadi presenti nella capitale? Secondo il censimento effettuato dalla Croce Rossa ammontano a 6500 unità.

Una dato non attendibile, secondo l’assessore Belviso: «il censimento è stato volontario, non obbligatorio, per cui molte persone non sono state contate e le nostre stime parlano di 8-9 mila unità».

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