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«Un piano triennale per sistemare la finanza pubblica»

da Roma

Sarà pronto a breve il piano triennale di finanza pubblica da 30-35 miliardi di euro. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ci sta lavorando da tempo e Silvio Berlusconi annuncia i provvedimenti per i «prossimi giorni». Il piano - spiega il premier intervenendo con un messaggio alla cerimonia di apertura del Salone della finanza organizzato da Milano Finanza - anticiperà di fatto la tradizionale manovra finanziaria «ormai superata». L’Unione europea, aggiunge il Cavaliere, ha già «esaminato le linee che intendiamo seguire» con il «duplice intento» di «risanare la finanza pubblica» e «promuovere la crescita economica». La ricetta è quella «liberale del benessere». «Ridurremo il peso del fisco sulle famiglie, sul lavoro e sulle imprese - spiega Berlusconi - per stimolare la ripresa dei consumi e con essi un riavvio del circolo virtuoso dell’economia. Contiamo su una maggioranza coesa, sul sostegno che ci viene espresso dalla trincea del lavoro ma anche sulla informazione economica competente e responsabile».
Il presidente del Consiglio, come più volte aveva fatto anche nel corso della campagna elettorale, non nasconde però la sua preoccupazione per la situazione economica internazionale: «È la stessa che prima delle elezioni ci impose di non garantire miracoli». Ed è «aumentata» con «l’aggravarsi della situazione internazionale». In particolare, Berlusconi punta l’indice «sull’impennata senza precedenti dei prezzi del petrolio, delle materie prime e dei generi alimentari» e sottolinea come le difficoltà dipendano anche dalla «concorrenza dei grandi Paesi emergenti, dall’ipervalutazione dell’euro e dall’impossibilità delle svalutazioni competitive praticate in passato». Tutti elementi, dice il Cavaliere, che «hanno reso sempre più problematico lo sviluppo dei Paesi industrializzati, specie di quelli europei, che crescono poco o niente e devono fare i conti anche con l’inflazione».
Nel tardo pomeriggio, invece, Berlusconi riceve a Palazzo Chigi il ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi. Obiettivo del colloquio è intensificare il rapporto bilaterale tra Italia e Cina, soprattutto - si legge nel comunicato della presidenza del Consiglio - sul «fronte economico commerciale». Jiechi torna anche a ringraziare l’Italia «per la solidarietà e gli aiuti» forniti in occasione del terremoto che ha colpito la Cina il 12 maggio scorso. Mentre Berlusconi assicura la disponibilità a «continuare a fornire la propria collaborazione», anche «nella difficile fase della ricostruzione» delle zone devastate dal sisma.
L’incontro clou sul fronte della politica estera, però, è previsto per domani quando a Roma Berlusconi vedrà George W. Bush. Un colloquio nel quale il premier sembrerebbe intenzionato a dare il via libera alle richieste della Nato di intervento «fuori area» in Afghanistan, soprattutto in quelle zone dove i talebani sono decisamente più aggressivi.

Una scelta che la Casa Bianca ha già mostrato di gradire dando un significativo via libera all’ingresso dell’Italia nel «5+1» (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania) che sta cercando di mediare con l’Iran sul nucleare.

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