Piano Visco anti autonomi: 5 anni di spremuta fiscale

Artigiani e commercianti: «Falsi i dati del governo, molti dividono i redditi coi familiari». La Cgia: in tre mesi chiuse 12mila aziende

Gian Maria De Francesco

da Roma

«Siamo al governo da 4 mesi ed entro il termine della legislatura contiamo di raggiungere risultati rilevanti e di sradicare questi comportamenti anomali». Il viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco, lo ha detto apertamente: l’obiettivo numero uno è reprimere l’evasione fiscale. I dati diffusi ad hoc da Via XX Settembre dimostrerebbero che i gioiellieri, avendo dichiarato nel 2005 un reddito inferiore a quello degli insegnanti, sono potenziali evasori. E il gergo utilizzato da Visco è tutto di stampo militare. «Non è un caso che il governo abbia messo al centro della sua azione la lotta all’evasione», ha aggiunto presentando gli oltre 50 interventi normativi in tema di fiscalità. Un Grande Fratello al quale non sfuggirà nulla: dalla tracciabilità dei compensi (vietato pagare parcelle superiori ai mille euro in contanti) all’obbligo per i commercianti di stilare gli elenchi di clienti e fornitori fino alle indagini sui risarcimenti danni delle assicurazioni e agli accertamenti sui mutui casa.
Ma la situazione è proprio quella che descrive Visco? E soprattutto, piccoli commercianti e artigiani sono una massa indistinta di evasori ed elusori? La prima risposta è giunta dal segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi. «Si tratta di un vero e proprio caso di analfabetismo fiscale - ha dichiarato - perché non ha nessun senso e non è nemmeno corretto dal punto di vista statistico confrontare i redditi di lavoratori autonomi e dei dipendenti».
L’associazione mestrina non si è limitata alla censura metodologica, ma ha voluto circostanziare la possibilità che esistano piccoli imprenditori più «poveri» di alcuni lavoratori dipendenti. In primo luogo, il 70% degli artigiani e dei commercianti lavora da solo e, dunque, ha risentito della recente stagnazione economica. In secondo luogo, le imprese individuali hanno la possibilità di spalmare il reddito con i familiari che fungono da collaboratori. In terza istanza, vi è una differenziazione reddituale a livello geografico: è possibile che al Sud vi siano autonomi indigenti.
La Cgia di Mestre ha inoltre messo in evidenza come le statistiche possano essere «drogate» da fenomeni interni ed esterni al sistema. Numerose ricerche hanno dimostrato come le aziende giovani abbiano un tasso di mortalità elevata (intorno al 50%). I dati Unioncamere hanno segnalato che nel primo trimestre 2006 il numero di imprese è rimasto stabile rispetto a fine 2005, ma il comparto artigiano ha registrato una perdita di 12mila unità. Allo stesso modo, l’Istat ha certificato che tra 1999 e il 2002 sono «morte» circa 21mila aziende. Il flusso di chiusure e fallimenti fa scendere la media dei redditi verso il basso così come il milione di partite Iva intestate a lavoratori dipendenti. Che fanno numero, ma non reddito.
E se la Cgia ha stigmatizzato «questa vera e propria forma di delazione pubblica», anche Confcommercio non è rimasta in silenzio. «Una pressione fiscale in aumento dell’1,3% tra quest’anno e il prossimo - ha replicato la confederazione guidata da Carlo Sangalli - non aiuta né i contribuenti in regola né il recupero di evasione ed elusione». Se, come ha affermato Visco, le dimensioni del fenomeno si aggirano attorno ai 200 miliardi di euro, per Confcommercio l’unico modo per porvi rimedio è «affrontare contestualmente il problema della pressione fiscale complessiva e della riduzione delle aliquote». A questo proposito, i commercianti hanno chiesto una revisone degli studi di settore che non penalizzi i contribuenti già in regola con automatismi indistinti.


Il segretario dei Ds, Piero Fassino, ieri a Firenze si è speso nuovamente nel tentativo di rassicurare l’opinione pubblica sul fatto che la Finanziaria non conduca «una lotta contro determinate categorie o contro questo o quel cittadino», ma solo contro l’evasione. Ma che si tratti di una guerra nessuno più cerca di nasconderlo.

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