Cronaca locale

Piante tossiche, 200 avvelenamenti all'anno

Dalla stella di natale ai vasi che abbelliscono il terrazzo: ecco i pericoli per la salute denunciati dal centro di tossicologia di Pavia

Da preziose alleate per l'arredo di case, terrazze e giardini a insospettabili pericoli, soprattutto per i più piccoli: le comuni piante d'appartamento come oleandro o gelsomino possono essere causa di avvelenamento e nel 4% dei casi, questo riguarda i bambini sotto i 10 anni, nel 26% quelli con meno di un anno. Questi i dati registrati dal Centro nazionale di informazione tossicologica (Cnit) della Fondazione Maugeri di Pavia.
L'istituto pavese registra in media 200 casi all'anno di intossicazioni da veleni contenuti nelle piante, e il 72% di queste si verificano per motivi accidentali. Il 4% delle richieste di consulenza riguarda il consumo di piante tossiche ingerite come alimento, mentre solo nel 3% dei casi si tratta di intossicazioni volontarie, legate prevalentemente all'abuso di piante contenenti principi psicoattivi.
Il centro antiveleni spiega che si tratta di piante «molto comuni, dotate di tossicità rilevante, spesso presenti in terrazzi a giardini», dall'alloro al ciclamino, dal rododendro all'oleandro, dal glicine al gelsomino, dal mughetto al ranuncolo. E il problema non c'è solo in primavera: il 30% delle consulenze fornite dal Cnit in merito a contatto o intossicazioni da vegetali, si verifica infatti nei mesi invernali, e riguarda le classiche piante natalizie, dalla stella di Natale al vischio, fino alle bacche rosse di agrifoglio e pungitopo. Queste piante «dotate di tossicità differente - aggiunge il Cnit - possono provocare quadri clinici variabili: da semplici effetti irritativi (eritema, prurito e bruciore) fino a sintomi gastroenterici anche importanti in caso di ingestione».
I quadri clinici più gravi riguardano solitamente gli adulti e, nel 63% dei casi, derivano dal consumo di piante ritenute commestibili. Può contribuire ad indurre a errore anche il periodo di raccolta della pianta: in primavera il colchico autunnale, pianta tossica ancora priva di fiori, può essere scambiata con l'aglio orsino o con altre erbe usate a scopo alimentare, come la «barba di becco».


Altri errori registrati dal centro antiveleni di Pavia, con conseguenze talvolta letali e che spesso coinvolgono più individui contemporaneamente, sono stati l'utilizzo di bulbi di veratro al posto di quelli di genziana per la produzione di grappa casalinga, o l'ingestione di aconito confuso con asparago selvatico.

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