Piazza Affari premia il riassetto di Tronchetti

Effetto casinò in Piazza Affari per i titoli di «casa Pirelli», alle prese sia con l’esame del riassetto industriale di Camfin, legato alla discesa in campo della famiglia Malacalza, sia con l’avvio della ricapitalizzazione del braccio immobiliare Pirelli Re, l’ultimo anello della catena che fa capo a Marco Tronchetti Provera.
Pirelli Re, aumento roulette. Ascesa vertiginosa per la società immobiliare della Bicocca che, dopo un avvio negativo, cambia passo, resta a lungo in asta di volatilità e poi chiude in progresso del 102,75% tra scambi per il 10% del capitale. A far girare la pallina alcuni fondi hedge costretti ad acquistare titoli sul mercato per «coprire» le posizioni aperte in precedenza: come Egerton che, secondo Bloomberg, aveva uno scoperto del 10,4%, pari a oltre il 20% del flottante. L’effetto bolla, complice le poche azioni disponibili sul mercato, è evidente: «Il titolo Pirelli Re ha compiuto uno scatto irragionevole», commentano nelle sale operative, soprattutto considerando la caduta verticale dei diritti di sottoscrizione (meno 33,6%) connessi all’aumento. Un andamento a forbice spiegabile oltre che con l’intervento degli hedge, con il divieto, inserito dalle norme anti-crisi, di fare arbitraggi tra il titolo e il diritto. In ogni caso un fatto, notano alcuni operatori, «anomalo» rispetto a quanto è accaduto nel recente rafforzamento patrimoniale dell’Enel e che impatta sugli investitori. Il calcolo è il seguente: venerdì, prima che prendesse il via l’aumento di capitale Pirelli Re aveva chiuso a 4,57 euro, ben al di sopra dei 4 euro ottenibili ieri sommando il prezzo del titolo (1,4 euro) e quello del diritto (2,6 euro). Lo scarto è del 12,5%, a dimostrazione della grande volatilità che continua a caratterizzare il titolo. Anche perché per cogliere il probabile valore di Pirelli Re post aumento è prudente guardare al rapporto con i diritti, che nel pomeriggio «fotografavano» il titolo a 0,64 euro. Senza contare che il numero di azioni aumenterà in modo esponenziale: 50 centesimi il prezzo di sottoscrizione per un rapporto di cambio di 135 nuove azioni ogni 7 esistenti. Tanto che a molte sale operative pare di rivedere quanto accaduto durante l’aumento Seat, dove tutto è tornato alla normalità alla fine dell’operazione. L’aumento ha sottolineato Tronchetti, risponde a una strategia chiara che porterà a un forte apprezzamento patrimoniale della società, mentre la redditività arriverà «comunque».
Camfin festeggia i Malacalza.
Sospesa al rialzo per quasi tutta la mattinata, Camfin ha chiuso in rialzo del 52,09% a 0,4 euro. A spingere il titolo l’accordo con le banche sulla rinegoziazione del debito e il prezzo perlomeno «d’affezione» corrisposto dalla famiglia di imprenditori genovesi in cambio del 3,5% di Pirelli: 95 centesimi per azione per un totale di 12 milioni. Un biglietto di ingresso salato ma che permette ai Malacalza di avere voce nella governance e di prenotare la possibilità di salire entro 18 mesi fino al 25% di Pirelli con la contestuale rinuncia di Camfin alla maggioranza assoluta. La prospettata apertura piace agli analisti, indipendentemente dalla difficoltà di stimare le collaborazioni allo studio tra i due gruppi. Solo Pirelli (meno 2,95%) ha pagato i timori della Borsa per i segni di cedimento dell’economia internazionale.

«Il mercato - ha aggiunto Tronchetti - valuterà dal punto di vista industriale l’operazione. Abbiamo rafforzato le strategie di Camfin grazie a un socio industriale, che ci sarà a fianco nelle diverse iniziative che abbiamo in mente».

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